Euro 2020, la medaglia d’argento rifiutata dagli inglesi. Uno scandalo? No, una pratica consolidata nello sport

Nell’ultima stagione, le squadre di club inglesi arrivate seconde nelle competizioni europee ci hanno abituati a questa pratica antisportiva. Ma la rimozione della medaglia d’argento è un fenomeno che ha riguardato anche giocatori e squadre italiane

L’espressione d’uso internazionale per indicare la correttezza in campo, il fair play, l’hanno coniata proprio loro, gli inglesi. Tuttavia ieri, 11 luglio, dopo aver perso ai rigori contro l’Italia la finale di Euro 2020, la sportività è sembrata evaporare via dalle magliette con i tre leoni. Prima della passerella azzurra sul podio, Harry Kane e compagni hanno sfilato sotto le braccia del presidente Uefa Aleksander Ceferin per essere fregiati con la medaglia da zero. Ma, a partire dal capitano inglese, gran parte dei calciatori d’Oltremanica hanno iniziato a sfilarsi il premio dal collo. Un attimo dopo averlo ricevuto e mostrando il gesto in mondovisione. Colpa della delusione? Certo, ma anche la dimostrazione di non saper accettare una sconfitta, di mancanza di rispetto per gli avversari e snobismo nei confronti di una competizione in cui anche arrivare secondi è un’impresa.


I social, all’indomani del match, non stanno perdonando il gesto agli inglesi. Gli stessi connazionali stanno criticando i propri beniamini. Il più famoso di loro, forse, è Liam Gallagher. Il frontman degli Oasis, su Twitter, ha scritto: «Tutti quelli che si tolgono la medaglia sono irrispettosi. Rispetto per gli italiani». Marius Røvde, ex portiere norvegese che ha giocato in quella che è la Serie B inglese, ha sottolineato: «Henderson è stato l’unico giocatore rispettoso che ha mantenuto la sua medaglia d’argento, e ha vinto tutto in carriera. I restanti non hanno vinto nulla e se la tolgono, soprattutto perché pensano che sia figo farlo… no! Imparate dalla leadership di Henderson. Giocatori giovani, per favore, restate umili».


Il parallelismo con un altro sport, il tennis, è spontaneo. Ieri, a Wimbledon, Matteo Berrettini non ce l’ha fatta a battere il numero uno al mondo, Novak Đoković. È arrivato secondo, deludendo le aspettative sue, dei suoi cari e degli italiani che credevano nel miracolo contro il serbo. Nonostante la sconfitta, il 25enne romano è andato a ritirare il piatto d’argento con il sorriso, ha risposto alle domande sul Centre Court scherzando con l’intervistatore e il pubblico, ha abbracciato il rivale, ha scattato delle foto insieme a lui e ne ha ammesso la superiorità. Insomma, un altro show rispetto a quello messo in scena dagli inglesi, mentre gli Azzurri, a Wembley, abbracciavano il capitano Giorgio Chiellini e baciavano la coppa di Euro 2020.

Quando al capitano dell’Inghilterra, nel post-partita, è stato chiesto se la medaglia d’argento fosse un successo o un’occasione mancata, l’attaccante del Tottenham ha risposto: «Sicuramente un’occasione mancata». L’allenatore Gareth Southgate, invece, è stato tra i pochi a tenere la medaglia fieramente al collo. Per essere onesti, il gesto di Kane, Shaw, Foden, Grealish, Mount, Phillips, Stones, Rashford e compagni non è un caso isolato nella storia delle finali di calcio. Anzi, si direbbe che è un trend sempre più in voga. Un paio di mesi fa, alcuni giocatori del Manchester City, dopo aver perso la finale di Champions League contro il Chelsea, hanno tolto la medaglia del secondo posto subito dopo averla ricevuta. Stessa cosa gli atleti del Manchester United, sconfitti dal Villarreal ai rigori in finale di Europa League. Sempre restando Oltremanica, ma parlando di palla ovale, i rugbisti inglesi, nel 2019, scelsero di non indossare la medaglia d’argento dopo aver perso la finale di coppa del mondo contro il Sudafrica.

Anche il calcio italiano non è esente da questa pratica antisportiva. Andando indietro fino al 2013, alla finale di coppa Italia tra Roma e Lazio vinta dai biancocelesti 0-1, restano impresse le immagini di Francesco Totti e compagni rimuoversi la medaglia d’argento con faccia funerea. Anche Alessandro Florenzi, all’epoca romanista, sfilò via il suo premio. Ieri, a Wembley, unico reduce in campo di quel derby di otto anni fa, non avrebbe avuto motivo per farlo. Due anni fa, mattatrice sempre la Lazio, fecero il giro del mondo le polemiche social nei confronti del campione juventino, Cristiano Ronaldo, che sconfitto nella finale di supercoppa italiana tolse immediatamente dal suo collo la medaglia di secondo classificato.

Si può comprendere, come ha spiegato Kane in chiusura di Euro 2020, che «perdere ai rigori sia la sensazione peggiore del mondo – e che – farà male per molto, molto tempo». Ma sarebbe bello se, come i giocatori del Perù – arrivati al quarto posto in coppa America – tutti mantenessero la medaglia che hanno guadagnato. Forse perché i peruviani sono giocatori più umili delle star del calcio europeo? Probabile, ma certamente non hanno dimenticato cosa significhi lottare e perdere, rispettare l’avversario e onorare i palcoscenici del gioco più amato al mondo. Insegnando, a Kane e compagni, la dignità della sconfitta.

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