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Afghanistan, Kabul è caduta. Nasce l’Emirato Islamico dei talebani: «La guerra è finita, pronti al dialogo»

15 Agosto 2021 - 23:59 Maria Pia Mazza
Non ci sarà un governo ad interim e nessun passaggio di consegne. Il gruppo si aspetta un passaggio completo del potere nelle loro mani. Al via le operazioni di rimpatrio degli italiani

Tutto è iniziato nella notte, con un lunghissimo blackout che ha colpito l’intera città di Kabul. In sottofondo il rumore di spari ed elicotteri in volo. Il ministro dell’Interno afghano, all’alba, ha annunciato: «I talebani hanno iniziato a entrare in città e avanzano da ogni lato». Poco dopo, la capitale dell’Afghanistan è piombata nel caos assoluto, con migliaia di diplomatici e civili in fuga. Nel frattempo le truppe talebane si sono riversate nella capitale, sino a prenderne l’assoluto controllo, insediandosi nel palazzo presidenziale dopo che il presidente Ashraf Ghani ha lasciato il Paese per rifugiarsi in Uzbekistan, secondo il New York Times, o in Tajikistan, secondo altre fonti. Sin dal principio i talebani son stati chiari: non ci sarà un governo ad interim e non ci sarà nessun passaggio di consegne e dunque, così come chiarito due funzionari all’agenzia Reuters, «non ci sarà alcun governo di transizione». I talebani attendono infatti «un passaggio completo del potere nelle loro mani». Al contempo, i capi talebani hanno ordinato ai propri combattenti di astenersi da ogni violenza, assicurando che «rispetteranno i diritti delle donne e consentiranno loro l’accesso all’istruzione». Inoltre, i talebani hanno assicurato «a tutte le ambasciate, persone coinvolte in missioni diplomatiche, istituzioni e cittadini stranieri a Kabul, che non vi è alcun pericolo per loro», dichiarando ufficialmente finita la guerra in Afghanistan e assicurando e che il gruppo è pronto a dialogare con «personalità afgane», a cui verrà garantita la necessaria protezione.

Il rimpatrio degli italiani

«Il volo dell’aeronautica militare con a bordo i nostri connazionali è partito da Kabul». Lo ha annunciato il ministro Luigi Di Maio in un’intervista a Radio 1 poco dopo le 23 del 15 agosto. Sul volo dell’Aeronautica Militare sono presenti «circa un centinaio di nostri connazionali, non solo il personale diplomatico dell’Ambasciata e dell’Agenzia per la cooperazione e lo Sviluppo, ma anche nostri connazionali che erano in Afghanistan e che hanno risposto alla chiamata della Farnesina per ritornare in Italia». E il ministro degli esteri italiani ha infine precisato: «Questo è il primo dei voli che nei prossimi giorni continueranno a decollare da Kabul per l’Italia per rimpatriare connazionali».

Il mullah Baradar agli afgani: «È giunto il tempo di essere all’altezza delle aspettative delle persone»

In un video messaggio inviato agli afgani, il mullah Abdul Ghani Baradar, il probabile futuro presidente dell’Emirato Islamico dei talebani, già fondatore del gruppo e sodale dello storico leader mullah Omar, liberato da una prigione pakistana su richiesta degli Stati Uniti meno di tre anni fa, si è complimentato con le milizie per la conquista del Paese. «Abbiamo raggiunto una vittoria che non ci aspettavamo e dovremmo mostrare umiltà davanti ad Allah – ha dichiarato il mullah Baradar -. È giunto il tempo di mettersi alla prova e di essere all’altezza delle aspettative delle persone, servendo e proteggendo il nostro popolo e assicurando loro un buon futuro».

L’ex presidente Ghani dopo la fuga: «Ho abbandonato il Paese per evitare un bagno di sangue»

In un post su Facebook, l’ormai ex presidente Ashraf Ghani, dopo aver abbandonato l’Afghanistan, ha dichiarato: «Oggi, mi sono imbattuto in una scelta difficile: dover affrontare i talebani armati che volevano entrare nel palazzo o lasciare il caro Paese alla cui protezione ho dedicato la mia vita a proteggere negli ultimi vent’anni». Ghani, dopo aver promesso che «continuerà a servire sempre la nazione» ha rimarcato come i talebani dovranno «tutelare tutte le persone, le nazioni, i diversi settori, le sorelle e le donne dell’Afghanistan per conquistare la legittimità e il cuore del popolo».

L’ex presidente Karzai: «Rimango per garantire una transizione pacifica»

L’ex presidente dell’Afghanistan, il primo dopo l’invasione Usa del 2001, e la sconfitta dei talebani, Hamid Karzai, ha pubblicato un video su Facebook per dire che rimarrà a Kabul. In piedi con le sue tre figlie, Karzai ha detto ai suoi «cari cittadini di Kabul» che lui e la sua famiglia sono con loro. Ghani ha dichiarato di voler formare un consiglio di coordinamento con altri alti funzionari afgani, per gestire un pacifico trasferimento di potere, dopo l’uscita dal Paese del presidente Ashaf Ghani. «Chiedo alle forze di sicurezza del Movimento islamico talebano, ovunque si trovino, di garantire la sicurezza della vita e delle proprietà delle persone».

Bandiera Usa rimossa dall’ambasciata

La bandiera statunitense presso l’ambasciata degli Stati Uniti a Kabul è stata rimossa dall’edificio. Un gesto che segna la fine dell’evacuazione della sede diplomatica nella capitale afghana. Lo riporta la Cnn citando. La bandiera è stata trasportata all’aeroporto di Kabul dove è stata trasferita la maggior parte del personale diplomatico.

Spari all’aeroporto di Kabul

«L’aeroporto di Kabul è sotto tiro». L’allerta è stata diramata dall’ambasciata Usa in Afghanistan, che riferisce di spari nello scalo della capitale. I funzionari americani hanno ordinato ai connazionali della zona di mettersi al riparo, poiché «la situazione della sicurezza a Kabul sta cambiando rapidamente».

Nato: «Serve una soluzione politica urgente»

La Nato sta mantenendo una presenza diplomatica a Kabul e sta aiutando a mantenere in funzione l’aeroporto della città. Come ha detto un portavoce dell’Alleanza a Reuters, «la Nato valuta costantemente gli sviluppi in Afghanistan». Il funzionario ha aggiunto che «la sicurezza del nostro personale è fondamentale e continuiamo ad adeguarci alle necessità. Sosteniamo gli sforzi afghani per trovare una soluzione politica al conflitto, che ora è più urgente che mai».

Kabul circondata

Intanto, il gruppo fondamentalista ha annunciato che la città è circondata. Il principale corrispondente di Sky News Stewart Ramsay, inviato a Kabul, ha riferito che ci sono stati spari nelle strade della capitale e notizie non confermate secondo cui il palazzo presidenziale sarebbe in lockdown. I talebani hanno assicurato che non useranno la forza e stanno negoziando una transizione di potere. Il leader dei talebani a Doha, in Qatar, ha ordinato ai combattenti di restare alle porte della città, di non usare violenza, di evitare morti e feriti e di consentire di lasciare la città a chiunque voglia farlo. Intanto l’ufficio stampa del palazzo presidenziale dell’Afghanistan ha negato l’attacco, sostenendo che in alcune zone si sono verificati solo sporadici colpi di pistola

La marcia dei Talebani verso Kabul

Un rappresentante dei talebani ha affermato che ai membri delle forze afgane sarà permesso di tornare nelle loro case e che l’aeroporto e gli ospedali sarebbero stati autorizzati a continuare a funzionare e che le forniture di emergenza non sarebbero state bloccate. Agli stranieri è stato detto che possono andarsene se lo desiderano, o registrare la loro presenza con gli amministratori talebani. Gli Stati Uniti hanno intensificato le evacuazioni dei membri del personale dell’ambasciata con 5.000 soldati a disposizione per aiutare. Anche l’ambasciata italiana ha iniziato a evacuare il suo personale. Un aereo militare inviato dalla Farnesina lascerà Kabul questa sera alle 21.30. La ministra dell’Interno Luciana Lamorgese ha inoltre assicurato che sono stati accelerati i procedimenti per accogliere gli «afghani che hanno collaborato con gli italiani in Afghanistan». A oggi, sono state accolte – ha precisato la ministra – 228 persone. Lo ha detto il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese a Palermo.

In queste ore i talebani hanno preso anche il centro del distretto di Bagram e di tutti i suoi dintorni, nella provincia afghana di Parwan, una sessantina di chilometri a Nord di Kabul, sede della grande base aerea che Usa e Nato avevano riconsegnato, all’inizio di luglio, all’esercito afghano: «Armi e attrezzature sono nelle mani dei mujahidin», ha scritto su Twitter il portavoce dei talebani Zabihullah Mujahid, aggiungendo che l’avanzata ora si dirige verso il centro i Charikar. Il 2 luglio le truppe americane e della Nato avevano restituito all’esercito afghano la base aerea di Bagram, per 20 anni centro nevralgico delle operazioni della coalizione a guida americana. Presa anche Mahmud Raqi.

I Talebani entrano a Jalalabad

In mattinata i Talebani erano entrati a Jalalabad, capitale della provincia afghana di Nangarhar. Su Twitter sono stati pubblicati foto e video che mostrano gli “studenti di religione” nell’ufficio del governatore e nel quartier generale della polizia. Il Washington Post scrive che la città si è arresa ai Talebani senza combattere: i capi tribù hanno concluso le trattative con gli insorti per la resa. La conquista di Jalalabad consente ai talebani il controllo delle arterie stradali che collegano l’Afghanistan al Pakistan. «Ci siamo svegliati questa mattina – ha detto il residente Ahmad Wali ad Afp – con le bandiere bianche dei talebani che sventolavano in tutta la città». Zabihullah Mujahid, il portavoce dei guerriglieri, ha affermato in una serie di tweet che i miliziani hanno preso le sedi delle autorità provinciali e il quartier generale delle forze di sicurezza. Altre due città sono cadute: Ghani Khel e Surkhrud, anch’esse nella provincia di Nangarhar. In tutti e tre i centri i guerriglieri, afferma il loro portavoce, non hanno incontrato resistenza.

Il video dell’entrata dei Talebani a Jalalabad

Ieri il signore della guerra afghano Abdur Rashid Dostum e Ata Muhammad Noor, leader di Jamiat-e Islami, entrambi nemici giurati dei Talebani che avrebbero dovuto difendere la città settentrionale di Mazar-i-Sharif, caduta oggi nelle mani degli insorti, sono fuggiti dall’Afghanistan e si trovano ora in un luogo sicuro: lo scrive lo stesso Noor sul proprio account Twitter.

Il leader scrive che per un complotto vile le armi e gli altri equipaggiamenti della sua milizia e dell’esercito sono stati consegnati ai talebani: «Avevano orchestrato il piano per intrappolare il Maresciallo Dostum e me. ma non ha funzionato». Nel messaggio si dice che loro due e altri membri della leadership della provincia di Balkh, di cui Mazar-i-Sharif è il capoluogo, si trovano in un posto sicuro.

Foto e video in copertina: Twitter / Tariq Ghazniwal

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