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«Abbiamo sentito Eitan al telefono». Gli zii pronti a partire per Israele: «Tanti i complici del rapimento»

15 Settembre 2021 - 14:47 Giada Giorgi
Eitan Biran
Eitan Biran
A parlare anche un'amica di famiglia degli zii paterni del bambino di 6 anni: «I racconti della famiglia Peleg? Tutte bugie facili da confutare». Intanto la zia tutrice del nipote si prepara per l'udienza del prossimo 29 settembre a Tel Aviv: «L'obiettivo sarà l'immediata restituzione di Eitan»

«Sì andremo in Israele, ma non è dato sapere la data», la conferma di un viaggio per cercare di riportare a casa il piccolo Eitan arriva dallo zio paterno Or Nirko. Ai giornalisti ha dichiarato l’intenzione di partire per Israele nella speranza di compiere ulteriori passi «perché sia fatta giustizia». La contesa tra le famiglie per il bambino di 6 anni sopravvissuto alla tragedia del Mottarone continua nella più triste evoluzione di un incidente che lo ha privato dei suoi genitori e del fratellino minore. Solo pochi giorni fa Eitan era stato prelevato di nascosto dal nonno materno, Shmuel Peleg, ora accusato di rapimento insieme alla moglie, e portato in Israele. «Ci sono stati tanti complici, tante persone che hanno aiutato i nonni materni di Eitan a portare il piccolo in Israele», ha detto Nirko ai giornalisti d’accordo con la moglie Aya Biran, nominata tutrice legale del bambino subito dopo l’incidente. In particolare lo zio paterno indicherebbe come fondamentale nella vicenda «il ruolo della nonna», parlando però anche di molti complici «che hanno dato una mano ai due perché non potevano farlo da soli». L’obiettivo degli zii è ora quello di riportate il piccolo Eitan in Italia, «ma la strada per sentiamo che sia ancora lunga», ha continuato Nirko.

Il primo contatto al telefono dopo il rapimento

Davanti ai microfoni dei giornalisti lo zio paterno ha poi rivelato di avere avuto la possibilità di parlare con suo nipote. «Un piccolo colloquio», ha detto, riferendo anche di aver comunicato con la diplomazia di entrambe i Paesi. «Mi affido alle autorità israeliane e italiane per risolvere la situazione nel più breve tempo possibile», ha aggiunto. Riguardo all’affidamento del nipote, orfano di entrambi i genitori, Nirko non ha alcun dubbio: «Deve decidere il tribunale italiano e non quello israeliano, il centro della sua vita è in Italia». Nonostante proprio il tribunale italiano avesse già nominato tutrice la zia Aya, i nonni hanno deciso di portare via il bambino senza alcun accordo: «Aya è a pezzi per questo, distrutta», continua a raccontare lo zio.

L’amica degli zii paterni: «I Peleg sono dei bugiardi»

«I racconti della famiglia Peleg sono tutte bugie facili da confutare», a scriverlo su Facebook è un’amica di famiglia degli zii paterni di Eitan, il bimbo di 6 anni sopravvissuto alla tragedia del Mottarone e portato in Israele dal nonno materno. La prima menzogna che Miri cerca di confutare è quella riguardante la scuola cattolica in cui Eitan è risultato iscritto e che avrebbe dovuto cominciare lo scorso lunedì 13 settembre: «Si tratta di un quadro educativo che i genitori, morti nel disastro, avevano già scelto e registrato», scrive la donna in riferimento a una delle principali accuse della famiglia Peleg proprio riguardo l’educazione di Eitan. «Questa non è l’eredità che Amit e Tal volevano trasmettergli» avevano sostenuto nelle ultime ore i parenti di Israele non appena venuti a conoscenza dell’iscrizione alla scuola di religione cattolica. «Tal e Amit si rivolgevano a Eitan e a Tom in ebraico e parlavano di ebraismo e di Israele». Miri al contrario parla di un bambino strappato «da un terreno stabile» e tolto «dalle cure dei migliori medici». L’accusa nei confronti della famiglia Peleg continua: «Ignorano totalmente i bisogni del bambino», scrive Miri nel lungo post pubblicato, sottolineando come i tribunali in Italia «siano al contrario molto attenti al bene del piccolo».

«L’obiettivo è l’immediata restituzione di Eitan»

Nel frattempo la posizione di Aya Biran, l’attuale tutrice del piccolo Eitan e zia paterna, sembra non smuoversi di un centimetro anche e soprattutto in vista dell’udienza presso il tribunale di Tel Aviv prevista per il prossimo 29 settembre: «L’obiettivo è quello dell’immediata restituzione di Eitan», ha detto la legale della zia paterna, Shmuel Moran, ad Ansa. «Questo è un sequestro, un rapimento dall’Italia, contro la legge italiana, contro la legge civile, contro le decisioni del tribunale italiano, contro la legge criminale. Il bambino deve essere restituito all’Italia il prima possibile».

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