L’inquinamento aumenta anche con i lockdown, l’atteso report Onu prima di Cop26: «Siamo fuori strada»

Il bollettino annuale dell’Organizzazione metereologica mondiale delle Nazioni Unite riporta numeri da record, con un tasso di incremento annuo superiore alla media del periodo tra il 2011 e il 2020. «Cifre che non si verificano dal 1750»

Nonostante un anno funestano dai lockdown per la pandemia di Coronavirus, con l’economia mondiale in stop obbligato per lunghi periodi, i dati dell’ultimo bollettino sui gas serra dell’Organizzazione meteorologica mondiale riportano un nuovo drammatico record. Secondo gli esperti sul clima dell’Onu, nel corso del 2020 c’è stato un tasso di incremento annuo superiore alla media, rispetto ai nove anni precedenti. Una tendenza che non smette di crescere anche nel 2021, con la ripresa delle attività economiche e industriali in buona parte del mondo, dopo la massiccia campagna di vaccinazione soprattuto in Occidente. «Si tratta di una concentrazione di gas il cui aumento mette a rischio gli obiettivi dell’accordo di Parigi sul clima», avverte il segretario generale dell’Omm, Petter Taalas, concludendo con un’affermazione più che mai amara: «Siamo davvero fuori strada». Il monitoraggio presentato si basa sui dati della rete Global Atmosphere Watch ribadisce a chiare lettere che «finché le emissioni continueranno, la temperatura globale continuerà ad aumentare».


«Numeri che non si verificano dal 1750»

A pochi giorni dall’inizio della Cop26 a Glasgow, il bollettino che arriva dalle Nazioni Unite registra un bilancio negativo nonostante la messa in stand by causa Covid di moltissime attività produttive. Il rallentamento economico durante i periodi di lockdown provocato dalla diffusione del virus, secondo il report, «non hanno avuto alcun impatto visibile sui livelli atmosferici dei gas serra e sui loro tassi di crescita, sebbene si sia verificato un calo temporaneo delle nuove emissioni». Il documento dell’Omm rileva una concentrazione di anidride carbonica (Co2) pari a 413,2 parti per milione nel 2020, «il 149% del livello preindustriale». Mentre nel maggio 2021 si è registrato il record di 419. Per il metano la percentuale è del 262%. Al 123% il protossido di azoto. «Numeri che non si verificano dal 1750», spiega l’Omm, «quando le attività umane hanno iniziato a disturbare l’equilibrio naturale della Terra».


«Paura per terre e oceani»

Il monitoraggio dell’Omm parla «di lunghi decenni» in cui gli alti livelli di temperatura adesso registrati persisteranno, «e questo anche se le emissioni si ridurranno allo zero netto». Il pericolo non è solo per le temperature. Conseguenze disastrose si avranno «sulle condizioni meteorologiche, tra cui caldo e precipitazioni intense, scioglimento dei ghiacciai, aumento dei livelli del mare e acidificazione degli oceani». Il tutto accompagnato da «impatti socioeconomici di vasta portata». Uno scenario apocalittico che ha poco di immaginario: «Dal 1990 al 2020 il “forzante radiativo” dei gas serra, e cioè l’effetto del riscaldamento globale sul nostro clima è aumentato del 47%, con la Co2 che rappresenta più dell’82% di questo aumento».

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