A dirlo sono i dati raccolti dai ricercatori dell'Università di Brescia e dall'Istituto Neurologico Besta di Milano
L’infezione da Covid lascia danni soprattutto al cervello. Questa la scoperta dello studio Covid Next dell’Università di Brescia e dell’Istituto Neurologico Besta di Milano che con conferma come la salute neurologica sia tra i bersagli preferiti del virus. Si tratta di sintomi propri nella fase post acuta, quando dopo la malattia e l’eventuale ricovero, l’organismo si ritrova a combattere con gli “strascichi” dell’infezione. L’analisi degli scienziati italiani è stata pubblicata sulla rivista Neurological Sciences e discussi durante il primo Webinar del forum internazionale Pills of Psychiatry and Neurology 2021. Un quadro importante quello riferito da Covid Next che va a confermare le numerose ricerche fatte finora di come la sindrome neurologica post Covid possa riguardare fino al 70% dei pazienti che hanno avuto sintomi medio gravi. Disturbi di memoria, bassissima concentrazione, importanti disturbi del sonno e dell’umore: questi i sintomi più frequenti che lo studio riconduce a possibili alterazioni della morfologia del cervello provocate proprio da Covid-19. Un effetto riscontrato su diversi pazienti contagiati che spesso, insieme agli altri sintomi tipici, sono andati incontro a una riduzione volumetrica di aree chiave del cervello.
I dati
Nello studio multicentrico pubblicato su Neurological Sciences, gli esperti hanno reclutato 904 pazienti con infezione da Covid-19 e «concomitanti disturbi neurologici di nuova diagnosi». L’età media era di 68 anni e il 57,5% erano maschi. L’analisi spiega come la sindrome respiratoria acuta grave si sia verificata nel 35,9%. dei reclutati. E come le nuove diagnosi neurologiche più comuni siano state: Iipogeusia per il 21,1%, iposmia (20,5%), ictus ischemico acuto (19,6%), delirio (14,4%), cefalea (12,3%), deterioramento cognitivo (11,3%), comportamento anomalo o psicosi (8,9%), convulsioni (5,9%), sindrome di Guillain-Barrè (5,1%), encefalopatia grave con stupore o coma (3,7%), vertigini (3,0%), encefalite (2,3%) e ictus emorragico (2,3%)».
Un recente intervento a Che Tempo Che Fa (Rai1) di Roberto Burioni, virologo e immunologo del San Raffaele di Milano, viene considerato come una sorta di smentita a un nostro articolo del 19 agosto 2020. Secondo un meme diffuso all’epoca, i tamponi sarebbero in grado di «rompere la barriera sanguigna ematoencefalica del cervello», un esempio simile citato da Burioni in televisione: «una persona ha avuto addirittura una lesione delle membrane che ricoprono il nostro sistema nervoso centrale e ha perso del liquido cefalorachidiano». Durante la trasmissione, come in un successivo tweet del virologo, viene citato il case report pubblicato da JAMA Otolaryngology – Head & Neck Surgery, il quale ci spiega quanto l’evento possa essere estremamente raro. L’intervento di Burioni, infine, è stato utilizzato in maniera impropria per contestare sue precedenti dichiarazioni sulla sicurezza dei tamponi.
Per chi ha fretta
Roberto Burioni cita un singolo caso di una donna che ha riscontrato la perdita del liquido cefalorachidiano a seguito del test del tampone.
Per dimostrare la veridicità della sua citazione, condivide il link all’articolo del case report pubblicato su Jama.
L’articolo, al contrario dell’intervento televisivo di Burioni, spiega che la donna aveva un difetto nel basicranio.
Secondo gli autori dell’articolo citato da Burioni, il difetto non era dovuto al tampone. Quest’ultimo, in presenza del primo, aveva causato il trauma all’encefalocele preesistente nella paziente.
Analisi
Ecco il video intervento di Roberto Burioni durante la trasmissione Che Tempo Che Fa:
Riportiamo di seguito la trascrizione dell’intervento riguardo i rischi che potrebbero incorrere le persone durante il test del tampone:
Come tutte le pratiche mediche, non sono privi di rischio. Ci sono degli studi che hanno visto che in media ogni milione di tamponi ci sono 12 eventi avversi non lievi. Sono emorragie, che richiedono talvolta anche trasfusioni, si può rompere il tampone e può essere necessario un’intervento chirurgico per recuperarlo, addirittura è stato descritto un caso nel quale per un tampone eseguito male una persona ha avuto addirittura una lesione delle membrane che ricoprono il nostro sistema nervoso centrale e ha perso del liquido cefalorachidiano. Quindi, un evento grave.
Il giorno successivo, Roberto Burioni pubblica un tweet dove riporta il link al case report citato durante la trasmissione: «Qualcuno è rimasto sorpreso del fatto che a seguito di un tampone si sia verificata una lesione grave che ha portato alla perdita di liquido cefalorachidiano. Ecco la descrizione del caso».
A seguito del suo intervento, è stato diffuso un meme dove viene contestato per le sue precedenti dichiarazioni: «Il tampone rinofaringeo può essere fastidioso (specie in pazienti con ipertrofia dei turbinati o deviazione del setto nasale) ma non è considerato invasivo».
Il caso estremamente raro
L’articolo pubblicato su Jama, intitolato «Cerebrospinal Fluid Leak After Nasal Swab Testing for Coronavirus Disease 2019», riporta la vicenda di una donna sulla quarantina che a seguito del tampone, effettuato nel marzo del 2020, aveva denunciato diversi disturbi come mal di testa e vomito. Nell’articolo scopriamo che la donna aveva un difetto del basicranio che non le era stato diagnosticato. Non solo, gli autori suppongono che il tampone non abbia causato un danno nell’osso del cranio, ma che il test abbia causato un trauma all’encefalocele preesistente della donna. Gli autori sostengono, infine, che il caso della donna illustra come un precedente intervento chirurgico o una patologia potrebbero distorcere la normale anatomia nasale aumentando il rischio di eventi avversi associati al test del tampone. Ecco perché suggeriscono di valutare metodi alternativi di screening per i pazienti con precedenti interventi o patologie.
Il tampone e il cervello
Il tampone per Covid-19 può essere pericoloso per la salute? La risposta a questa domanda viene fornita dal portale Dottore ma è vero che…? della Fnomceo (Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri):
“Il tampone non può raggiungere la barriera ematoencefalica senza una forza significativa che rompa diversi strati di tessuto e ossa. Non abbiamo riscontrato alcuna complicanza da tamponi Covid -19 nella nostra pratica neurologica”, conferma Liz Coulthard, medico e membro della British Neuroscience Association [1]. Diversi medici hanno confermato questa evidenza. Eric Levi, medico e membro della Australian Society of Otolaryngology Head and Neck Surgery, ha affermato che “un tampone nasale non può causare danni al cervello. La parte superiore del naso e il cervello sono ben protetti da strutture ossee. Al 16 settembre 2020, in Australia erano stati eseguiti 7,12 milioni di tamponi nasali senza casi documentati di lesioni cerebrali” [4]. Anche Morgan Katz, docente di Clinica Medica presso la Johns Hopkins University, ha confermato l’impossibilità per un tampone di penetrare nel cervello. Il tampone “dovrebbe attraversare strati di muscoli nonché la base del cranio, di notevole spessore, per avvicinarsi alla barriera ematoencefalica, e non è proprio possibile” [4].
Come avevamo ricordato in un nostro precedente articolo, il tampone è flessibile e ha un preciso punto di rottura:
Lo strumento noto come «tampone» è una stacca flessibile che difficilmente potrebbe perforare o rompere delle «barriere» nella cavità nasale arrivando addirittura alla barriera ematoencefalica, soprattutto se lo stesso bastoncino è fatto per essere spaccato a metà in un preciso punto di rottura che vediamo spesso segnato in rosso! A che pro? Se avete visto il video precedente, il pezzo che raccoglie il campione viene messo in un contenitore (vedi foto sotto) mentre la parte tenuta in mano dall’operatore sanitario viene esclusa e gettata via.
Gli incidenti possono accadere
Nell’apposita sezione del sito del Ministero della Salute dedicata alle notizie false, leggiamo le risposte alla domanda riguardante la pericolosità dei tamponi:
Falso: «Farsi fare il tampone rino-faringeo è pericoloso perché può provocare gravi danni al cervello»
Vero: «Il tampone è sicuro e non mette a rischio la salute dell’individuo. E’ un importante strumento per diagnosticare la presenza del virus nelle mucose rino- faringee. Deve essere effettuato da operatori sanitari specializzati che garantiscono la corretta esecuzione della procedura.»
Il problema riguarda l’impreparazione o un problema incidentale. In uno studio dei ricercatori dell’Helsinki University Hospital, pubblicato nella rivista Jama Otolaryngology – Head & Neck Surgery, vengono riportati 8 complicanze registrate su 643.284 test effettuati nell’arco di 7 mesi. Tra questi sono stati riscontrati quattro sanguinamenti nasali (alcuni trattati con procedure chirurgiche ed endovascolari) e 4 tamponi rotti (rimossi mediante endoscopia nasale in anestesia locale). Ecco l’unica figura presente nello studio, utile a comprendere la presenza dei vasi che potrebbero essere esposti ad un eventuale errore umano durante il test:
Gli stessi ricercatori spiegano che le complicanze risultano rare, che sembrano comportate da un errore umano durante il prelievo, come un eccessivo uso della forza o la posizione errata del tampone durante l’inserimento. Anche questo studio cita quello raccontato parzialmente da Burioni durante la trasmissione Rai.
Burioni smentisce se stesso?
Tornando al meme dove vengono proposti gli interventi “prima” e “dopo” di Roberto Burioni, risulta corretto sostenere che il test del tampone non sia da considerare invasivo. Ciò non esclude che possano esserci degli incidenti o, come nel caso della donna del case report, delle condizioni particolari sconosciute alla persona che si sottopone al test e a chi lo effettua.
Edit: la risposta di Burioni
A seguito della pubblicazione dell’articolo, Roberto Burioni risponde al nostro articolo con il seguente tweet giustificando il motivo della mancanza durante l’intervento televisivo:
Cari @OpenFactCheck io non mi sono “dimenticato di spiegare”. Semplicemente i tempi televisivi non mi hanno PERMESSO di spiegare, ma ho mostrato l’articolo al quale mi riferivo (e ho inserito subito il link su twitter) in modo che tutti potessero leggere i dettagli. Anche voi.
Nell’articolo citiamo il tweet dove condivide l’articolo al quale si riferiva, lo abbiamo letto e per questo abbiamo scritto l’articolo: per spiegarne il contenuto e fornire il contesto mancante dell’intervento televisivo.
Conclusioni
L’intervento di Roberto Burioni, così come il case report di Jama, non smentisce quanto riportato nel nostro articolo del 19 agosto 2020. La vicenda della donna risulta estremamente rara, dove il tampone non risulta essere il colpevole del danno all’osso come sosteneva invece il meme diffuso online nel 2020.
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