Quello che i giovani non hanno mai detto. La docu-serie che rompe il silenzio della Generazione Z – Il video

«Tu non sai chi sono io», ideata da Alessandro Sortino e Arianna Ciampoli, in onda dal 14 gennaio, attraversa in 10 storie le confessioni di giovanissimi fatte alle loro famiglie

Parlare di sé non è sempre cosa facile. Non lo è per molti adulti, ben allenati dopo anni di pratica a evitare di affrontare le cose che non sono come vorrebbero. Non lo è per i più giovani, tantissimi, che da sempre, e in modo particolare in questi difficili anni di isolamento e pandemia, continuano a fare i conti con un frullatore di emozioni difficili da spiegare. Tu non sa chi sono io 2, la docu-serie in esclusiva su RaiPlay dal 14 gennaio, racconta il momento liberatorio di 10 giovani che senza più filtri decidono di svelare ai genitori, nonni, zii e amici «chi sono loro veramente». È la generazione Z, i ragazzi e le ragazze nate negli anni dieci, che prende coraggio per provare a spiegare agli adulti quello che ancora non sono riusciti o non hanno voluto capire. E così Noor racconta finalmente alla madre cosa è successo nella sua testa nei giorni di pieno lockdown, lo fa con quello che ama di più, la musica, svelando terribili attacchi di panico e una comitiva di amici che non è più la stessa. Anche Isabella, portatrice fiera della sua disabilità, parla a una madre che l’ha sempre vista come il problema da nascondere. La famiglia di Valerio, poi, scoprirà quello che c’è stato nel cuore del loro ragazzo 21enne da quando sei anni fa ha visto il padre essere arrestato sotto i suoi occhi. La nonna di Ludovica dovrà ascoltare quello che la nipote ha trovato il coraggio di dirle: non è più disposta a provare vergogna per il fatto di aver cambiato sesso.


Storie potenti ma che allo stesso tempo non sono eccezioni. I dieci ragazzi rappresentano lo specchio di quello che milioni di loro coetanei vorrebbero riuscire a dire a chi li ama: tu, in fin dei conti, non sai chi sono io. L’idea di Alessandro Sortino e Arianna Ciampoli potrebbe rivelarsi più visionaria di quello che in genere i racconti autobiografici propongono. Tu non sai chi sono io fa un passo ancora in avanti decidendo di non chiudere il canale tra giovani e adulti. Il filo della comunicazione non si spezza fermandosi alla confessione dei più piccoli. Il racconto a quel punto passa la palla a chi davvero è chiamato ad ascoltare. Gli adulti quindi vengono coinvolti in prima persona, i messaggi di Valerio, Ludovica, Isabella e gli altri verranno trasmessi a genitori e familiari che in tempo reale condivideranno reazioni e pensieri. La sfida per il racconto sarà ovviamente quella di non puntare il dito ma di chiamare in causa gli adulti come protagonisti di un dialogo necessariamente a due. Un modo per ricordare ai giovani che c’è ancora la possibilità di esprimere quello che sono senza essere giudicati. Una strada, anche attraverso il mezzo televisivo, per stimolare negli adulti la conquista di una complicità perduta o mai avuta con la parte più fragile dei loro figli.


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