«Del loro gas abbiamo un gran bisogno, su questo non c’è dubbio. Ma i russi hanno molto bisogno di venderlo. Oltre al fatto che se dovessero chiudere il rubinetto, ci vorrebbe molto tempo per riaprirlo. E per loro sarebbe un suicidio». L’ex presidente del Consiglio Romano Prodi oggi in un’intervista rilasciata a Repubblica parla della guerra di Putin in Ucraina e delle conseguenze economiche di uno stop al gas russo. E spiega a Giovanni Egidio: «I grandi impianti non funzionano con un interruttore. Guardate al nostro Adriatico: di energia se ne potrebbe prendere parecchia, ma ci vorrà un anno e mezzo per riavviare l’estrazione». Per questo Prodi dice sì alle sanzioni su gas e petrolio: «Le immagini appena viste rivelano crimini imperdonabili, inaccettabili anche nelle tragedie belliche. Occorre una risposta forte e unitaria da parte dell’Europa».
L’economista dice la sua anche sul pagare il gas in rubli: «Apparentemente è una rivoluzione, in pratica è uno strumento di politica interna russa, per il controllo e il rafforzamento del rublo. Oltre a essere un segno di maggiore sovranità, ovviamente. L’interlocutore rimane Gazprombank che è stata esclusa dalle nostre sanzioni, per evitare di essere strozzati. Semplicemente si continuerà a pagare alla stessa banca in euro che li cambierà in rubli, con modalità più complesse e controllate dal governo russo. Se fosse stato davvero un fatto rivoluzionario, il prezzo del gas sarebbe schizzato. Ma così non è stato».
Infine, ecco un racconto sullo Zar: «Non ho idea di cosa pensi Putin. E non è facile indovinarlo. Ricordo quando gli chiesi di ospitare Emergency in Cecenia e lui mi rispose: “Tu non sei cittadino russo, io non lascio che decidano gli altri del mio Paese”. E non so nemmeno quali siano stati gli accordi o i disaccordi con Xi Jinping nei loro recenti incontri. Continuo comunque a ritenere che solo l’accordo fra Stati Uniti e Cina possa mettere fine alla tragedia della guerra in corso».
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