Lo stage a 10 Corso Como? «Pochi soldi e molta umiliazione», il racconto di una stagista dopo le accuse ai giovani dell’imprenditrice Fausti

«Doveva essere un percorso formativo, in realtà lavoravo come gli altri senza neppure diritto a concordare i giorni liberi». La replica di “Giulia” alle dichiarazioni di Tiziana Fausti

«Sono ragazzi straordinari e devo a loro il mio successo». Ha detto l’imprenditrice bergamasca della moda Tiziana Fausti, proprietaria della boutique 10 Corso Como di Milano, dopo la valanga di polemiche che l’ha colpita nei giorni scorsi. Fausti aveva rimproverato ai giovani di oggi di aver poca voglia di lavorare e di chiedere troppe garanzie. Stando al racconto di una stagista che ha scelto di parlare con Open, chi però, decide di accettare la sfida e lavorare con lei riceve in cambio ben poco. Come dimostra il contratto che ci ha mostrato, per lo stage di 40 ore settimanali per 6 mesi, che di formazione avrebbe avuto ben poco, Giulia (il nome è di fantasia) ha ricevuto in cambio una paga di 500 euro mensili. Solo l’inizio di un’esperienza che definisce «umiliante».


Stagista di nome, lavoratrice di fatto

Giulia, laureata in moda, racconta a Open di aver risposto a un annuncio di lavoro sul sito di 10 Corso Como, ma una volta sostenuto un colloquio conoscitivo con Fausti, l’offerta si è tramutata in un tirocinio, che Giulia ha accettato perché «se una persona puntualizza che sono ancora inesperta vuol dire che questa persona mi sta offrendo anche una formazione», che è esattamente quello che a cui dovrebbero servire i tirocini. Le cose – spiega Giulia – non sono andate così: «Sono stata messa immediatamente a lavoro come tutti gli altri senza che avessi una persona a seguirmi e a formarmi». Per di più: «La mia tutor, che è la store manager, era incinta e dopo poco ha lasciato il lavoro per la maternità, giustamente. Non avevo più la mia figura di riferimento». Giulia racconta di aver lavorato a tempo pieno, come tutti gli altri dipendenti, ma senza paga adeguata, senza provvigioni sulle vendite, e senza diritto a chiedere di spostare i suoi giorni liberi.


«Non ho potuto andare a vedere mio padre malato di cancro ai polmoni»

Prima che i turni venissero decisi «avevo chiesto al nuovo store manager di avere un lunedì libero dato che […] ero già di riposo la domenica, così da poter avere due giorni liberi consecutivi per tornare a casa dalla mia famiglia. Mi ha dato il lunedì libero, ma non si sa per quale motivo ha deciso di spostarmi l’altro giorno libero al sabato». Non avendo due giorni liberi consecutivi, Giulia non ha potuto staccare neppure per andare a vedere suo padre, «malato di cancro ai polmoni». Open ha contattato 10 Corso Como e Tiziana Fausti per una replica, ma al momento non ha ricevuto risposta.

Un’esperienza umiliante

«Per tre mesi non sono stata in grado di pagarmi l’affitto» dice sempre Giulia a Open. Si è dovuta fare ospitare da amici e complessivamente lo stage in uno dei negozi più famosi della prestigiosa Corso Como è divenuta un’esperienza «estremamente umiliante e traumatica» che l’ha portata ad «abbandonare il mondo della moda» e le ha insegnato «a non accettare mai più contratti del genere». Giulia ha interrotto lo stage anzitempo, ed è tornata a casa dalla sua famiglia. Ora lavora come docente di scuola primaria.

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