Chi era Massimo Bochicchio, il “broker dei vip” accusato di truffa morto in un incidente a Roma

L’uomo è morto oggi a seguito di uno schianto con la sua moto. Da chiarire le dinamiche dell’incidente

È morto oggi in un incidente stradale lungo la via Salaria, a Roma, Massimo Bochicchio dopo che la sua moto Bmw è andata a fuoco per uno schianto contro il muro dell’aeroporto. Il tragico evento è avvenuto questa mattina, attorno alle 11:30, durante le due ore di libertà quotidiana che l’uomo aveva dagli arresti domiciliari. Il 56enne è noto come il «broker dei vip» ed è accusato di diverse truffe a personaggi famosi, soprattutto nel mondo dello sport. Tra due giorni si sarebbe svolta la terza udienza a Piazzale Clodio per diversi capi di accusa a suo a carico. Tra le accuse principali c’è quella di attività finanziaria abusiva e riciclaggio internazionale dopo che prese senza autorizzazione circa 500 milioni di euro ad alcuni personaggi del calcio. Il processo nasce a seguito della denuncia di 34 persone a cui avrebbe promesso di far aumentare i propri fondi, per poi sparire con il denaro. A luglio 2021 Bochicchio era stato arrestato a Giacarta, in Indonesia, dall’Interpol dopo una latitanza tra Hong Kong e Singapore.


Tutti i vip di Bochicchio

Oltre ad Antonio Conte, a suo fratello Daniele e all’ex allenatore della Nazionale Marcello Lippi, Bochiccio aveva lavorato anche con Stephan El Shaarawy, l’attaccante della Roma. Così come l’ex calciatore francese, e attuale allenatore di calcio, Patrice Evra. L’elenco delle persone che avevano presentato denuncia e richiesta di risarcimento è lunga. Tra questi ci sono anche i procuratori sportivi Federico Pastorello e Luca Bascherini. Fuori dal mondo dello sport, invece, spicca il nome di Raffaele Trombetta, ambasciatore d’Italia a Londra. Attraverso le società Kidman Asset Management e Tiber Capital, che gestiva da Londra, il broker dei vip avrebbe accumulato «cospicui capitali», lui parlava di circa «1 miliardo e 800 milioni». Poi li avrebbe spostati in investimenti tra «Singapore, Hong Kong ed Emirati Arabi Uniti, promettendo alti rendimenti cercando di occultare l’identificazione degli effettivi beneficiari delle somme». Gli erano stati sequestrati 70 milioni di euro e la casa a Cortina, mentre a coloro che lo avevano denunciato non sono ancora arrivati i risarcimenti richiesti.


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