Al Pride di Bologna sfila con i suoi simboli anche l’associazione di poliziotti Lgbtq. Nonostante i divieti

Gli organizzatori del corteo ritenevano le forze dell’ordine un «luogo di riproduzione di violenza sessista, omolesbobitransfobica, abilista e razzista»

Al Rivolta Pride di Bologna di oggi pomeriggio sfilano anche i poliziotti Lgbtq di Polis Aperta con le magliette dell’associazione che riunisce le forze armate arcobaleno. Non portano striscioni, ma non sono nemmeno presenti in forma anonima, come richiesto dagli organizzatori della manifestazione. Inizialmente gli organizzatori Rivolta Pride avevano vietato a Polis Aperta di esibire i loro striscioni, una scelta motivata dall’accusa che le forze dell’ordine fossero un «luogo di riproduzione di violenza sessista, omolesbobitransfobica, abilista e razzista del corteo». Polis Aperta si è presentato comunque al corteo, anche dopo le dichiarazioni di diversi attivisti che hanno sostenuto la sua partecipazione.


La vicenda

Polis Aperta, dopo essere venuta a conoscenza della posizione degli organizzatori del pride, aveva manifestato il proprio dissenso: «Ci è stato chiesto di non presentarci con i loghi e lo striscione dell’associazione, ma di partecipare in modo anonimo, quasi dovessimo nascondere chi siamo». A questo Rivolta Pride aveva risposto, senza però ritrattare il divieto espresso: «Ci teniamo a chiarire che la nostra non è una presa di posizione contro Polis Aperta, ma di critica aperta alle forze dell’ordine come istituzione, e come luogo di riproduzione di violenza sessista, omolesbobitransfobica, abilista e razzista. Riteniamo necessario aprire una riflessione seria sul tema della polizia e delle forze armate e delle discriminazioni vissute dalla nostra comunità».


A questo comunicato, Alessio Avellino, agente di Polizia di Stato transgender e presidente di Polis Aperta aveva replicato: «La Polizia di Stato non c’entra niente, ci stanno semplicemente discriminando in quanto Polis Aperta, che non è il potere simbolico cui loro fanno riferimento». Venendo a sapere che Polis Aperta avrebbe comunque partecipato con le magliette d’occasione, blu con la scritta «diversamente uniformi» sulla schiena, Rivolta Pride si era limitata a dire che di certo queste non sarebbero state strappate di dosso dai manifestanti.

Il comunicato del Rivolta Pride del 22 giugno

Sulla diatriba tra le due associazioni si sono espressi vari esponenti del Comune di Bologna. Il sindaco Matteo Lepore, anche lui presente alla manifestazione assieme alla sua giunta, ha dichiarato: «Le associazioni di polizia che si occupano di dei diritti vanno ringraziate». Più dura è stata l’assessora allo sport Roberta Licalzi: «Il fatto che Bologna negli ultimi anni abbia lasciato spazio alla parte più antagonista della comunità Lgbt non significa che si possano arrogare il diritto di scegliere chi può partecipare e come. Il Pride è inclusivo e accogliente per eccellenza. È una vicenda che mi ha molto intristita». La vicesindaca Emily Clancy, invece, vede nei fatti un’occasione di dialogo: «Da sempre si chiede che il Pride sia senza simboli e bandiere. C’è già il miglior epilogo possibile: Rivolta Pride e Polis Aperta stanno costruendo le condizioni per un confronto non filtrato dall’opinione di un’amministrazione o dei media, ma reale».

Foto di copertina: Polis Aperta

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