La storia di Irene, madre separata dalla ex: «Da un anno lei mi impedisce di vedere nostro figlio»

Lo ha avuto nel 2016 con una donna che all’epoca era la sua compagna: «Ma per la legge italiana sono una sconosciuta»

Irene (il nome è di fantasia) è una donna di 43 anni che da un anno non riesce a vedere suo figlio Marco. Lo ha avuto nel 2016 con una donna che all’epoca era la sua compagna: «Non posso vederlo nemmeno in videochiamata. L’ho cresciuto insieme alla mia ex, la madre naturale. Ma per la legge italiana sono una sconosciuta», spiega oggi a La Stampa. La vicenda è frutto di un buco legislativo: la Corte Costituzionale ha sollecitato più volte il Parlamento a discutere una legge sui figli di coppie dello stesso sesso. Ma invano. Quando Marco è nato l’allora sindaca di Torino Chiara Appendino non aveva ancora iniziato le trascrizioni all’anagrafe dei figli di coppie omogenitoriali. L’ex compagna ha preferito non ricorrere all’adozione.


La fine della storia tra le due risale al 2019: «All’inizio le cose andavano bene. Andavo a prendere Marco a scuola, spesso veniva anche a casa mia a dormire». Poi la situazione è precipitata. E allora lei si è rivolta al tribunale dei Minori. I servizi sociali hanno scritto una relazione in cui raccontavano del forte legame tra Irene e Marco, che la considera una figura di riferimento. Ma il giudice ha rigettato lo stesso la sua richiesta: «I giudici non hanno tutelato il suo diritto ad avere due genitori. Non ha le stesse tutele dei bambini che vivono circostanze identiche. La mia storia dimostra la necessità e l’urgenza di una legge per i figli delle coppie omogenitoriali».


«Purtroppo queste discriminazioni intollerabili sono frequenti, perché noi siamo sempre di più», dice al quotidiano Giziana Vetrano, membro del direttivo nazionale di Famiglie Arcobaleno. E aggiunge: «I politici stanno derubando i nostri figli di diritti e tutele, siamo oltre il tempo massimo: servono scelte coraggiose. Chiediamo di dare attuazione all’articolo 3 della Costituzione: “Tutti i cittadini hanno pari dignità senza distinzione di sesso, razza, e religione”».

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