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Live annullati per Niko Pandetta, il rapper nipote del boss catanese si lamenta sui social. La questura di Messina: «I suoi testi evocano attività mafiose» – Il video

04 Agosto 2022 - 19:39 Michela Morsa
L'artista classe '91, che si è visto annullare numerose date del suo tour estivo, parla di un accanimento dello Stato italiano nei suoi confronti. Ma per la questura di Messina le ragioni sono altre

Corpo e viso ricoperti di tatuaggi, sguardo nascosto dagli occhiali da sole e un profilo social ricco di pistole e mazzette di soldi, Niko Pandetta, al secolo Vincenzo Pandetta, sembrerebbe uno dei tanti rapper che affollano la nuova scena musicale italiana. Ma le polemiche continuano a circondare la sua figura e, ormai, a compromettere la sua carriera: il rapper della celebre canzone Pistole nella Fendi (27 milioni di visualizzazioni su YouTube), il cui ritornello recita: «Maresciallo non ci prendi, pistole nella Fendi», continua a vedersi annullare le date dei suoi concerti in giro per l’Italia, da Brescia a Frosinone, fino a Messina. Cinque quelle cancellate solo negli ultimi giorni. Una situazione che l’artista, catanese classe ’91 con un passato in carcere per spaccio, denuncia frequentemente sui social, parlando di un accanimento nei suoi confronti.

Contattata da Open, l’unica delle questure interessate ad aver commentato la questione è stata quella di Messina, che ha bloccato lo svolgimento della serata del 2 agosto a Brolo. I gestori della discoteca Billions, dove era atteso Niko Pandetta, avevano annullato l’evento apportando motivazioni di «ordine e sicurezza pubblica». La questura di Messina ha confermato a Open la richiesta, appellandosi in primis a una questione di tipo tecnico: la licenza del locale permetterebbe solo l’intrattenimento e le attività danzanti. Ma la motivazione sarebbe anche un’altra: «La tipologia dei testi, chiaramente evocativi di attività mafiose».

Il legame con la mafia

La motivazione, la maggior parte delle volte liquidata appunto con «questione di ordine e sicurezza pubblica», sembrerebbe essere quindi legata al suo passato e, in particolare, a una canzone dedicata allo zio Salvatore Turi Cappello, noto boss catanese al 41 bis dal 1993. «Zio Turi io ti ringrazio ancora per tutto quello che fai per me, sei stato tu la scuola di vita che mi ha insegnato a vivere con onore, per colpa di questi pentiti sei chiuso là dentro al 41 bis», dicono alcuni versi di Dedicata a te, incisa nel 2016. Una canzone che però Pandetta ha più volte detto di aver escluso dalla scaletta dei suoi concerti da almeno 5 anni. «Quando sono tornato in libertà ho inciso il mio primo singolo ed ha avuto un enorme successo e ha suscitato a molte critiche. Ma ero un ragazzo diverso, avevo la testa altrove. Oggi sono cambiato, grazie alla musica», aveva dichiarato Pandetta lo scorso settembre, in seguito alla decisione del X municipio di Roma di annullare un live al Villaggio dello Sport-X Village di Ostia.

«Ribadisco che potrei essere d’esempio per molti giovani che hanno vissuto o vivono la realtà che ho vissuto anche io. Ringrazio Dio per avermi dato una seconda possibilità. Credendo in me stesso coltivando le mie doti e passioni», aveva aggiunto. Nonostante questo molti dei suoi testi inneggiano ancora alla criminalità, come Bella Vita: «Lui fa la mala vita, tre piazze e una bisca. Lei fa la bella vita, tra Mykonos e Ibiza. Lei è ricca di famiglia, ma a letto è una pantera. Lui per la sua famiglia diec’anni di galera». E ancora in Pistole nella Gucci: «Se entriamo zitti tutti, Pistole nella Gucci, Bastardi coi cappucci, Fanno ra, ta, ta, ta».

Lo sfogo sui social

«Non capisco questo accanimento nei miei confronti, quando io sono cambiato e pago le tasse», dice Niko Pandetta nelle sue storie di Instagram, riprese da un utente su TikTok. «Risolvete i problemi dell’Italia, che sono altri. Io voglio solo fare il mio lavoro e voi mi mettete i bastoni fra le ruote. Io non so più cosa devo fare, forse dovrò annullare tutto il tour, anche perché la gente che lavora con me si sta rovinando: investe e poi viene annullato tutto con 24 ore di preavviso», continua il rapper. Poi, l’ulteriore sfogo in un lungo testo: «Chiamano i locali minacciandoli di fargli controlli tutti i giorni in caso decidessero di fare le serate con me. Questo è un ricatto becero per fare la guerra a una persona, per discriminare e bloccare il mio lavoro».

Il Number One di Brescia

Sulla questione è intervenuto anche il proprietario della discoteca Number One di Brescia, Steven Basalari, molto popolare sui social. In un video su TikTok, contratto alla mano a documentare l’organizzazione del live di Niko Pandetta, previsto per il 13 agosto, Basalari spiega di essere stato contattato direttamente dalla questura di Brescia con la richiesta di annullare l’evento. «Sono molto dispiaciuto, perché rispetto l’artista e ci tenevo ad accontentare la mia clientela, ma per forza di cose voglio collaborare con le forze dell’ordine, che non mi hanno imposto nulla, ma mi hanno chiesto di collaborare. Vediamo scene di violenza ovunque, per me avere l’appoggio delle forze dell’ordine, oggi, è fondamentale».

I precedenti

Non è appunto la prima volta che Pandetta si vede annullare concerti e live show e usa i suoi profili social per lamentarsene con i suoi fan. Già a giugno diverse date del suo tour estivo erano state cancellate, e lo stesso era successo la scorsa estate. In diversi casi, l’annullamento dei live è seguito alle proteste delle associazioni anti-mafia. Il principale riferimento è sempre alla canzone dedicata allo zio. Poche settimane fa, l’associazione contro le illegalità e le mafie A. Caponnetto aveva chiesto alla prefettura di Campobasso, alla questura e al sindaco di Pietracatella, il blocco del concerto di Pandetta previsto per il 31 luglio.

La segretaria nazionale Simona Ricotti aveva espresso in una lettera «indignazione e preoccupazione sia sotto il profilo dell’ordine pubblico per quanto potrà accadere questa sera durante lo svolgimento di questo anomalo e pericoloso concerto, sia per il messaggio perverso e diseducativo che esso potrebbe trasmettere alla gioventù locale, dal momento che il concerto rischia di trasformarsi in una vera e propria celebrazione della mafia». L’unica alternativa, continuava, era una presa di posizione pubblica da parte di Pandetta, con una chiara condanna della malavita e del sistema mafioso. In questo caso, però, il concerto si era poi svolto regolarmente.

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