La giornata delle scosse: poco fa una nuova del 3.8 in Emilia, nel Modenese

Oltre a quella in Emilia. Da questa mattina sono state registrate scosse nelle Marche, in Liguria, e in Sicilia. Ma l’Ingv informa che non sono collegate tra loro

Due scosse sono state rilevate in Emilia poco prima delle 17.50 in provincia di Modena, nella zona dell’Appennino al confine con il Lucchese. Stando alla stima provvisoria dell’Ingv (l’Istituto Nazionale di Sismologia e Vulcanologia), il terremoto è stato di magnitudo tra 3.7 e 4.2. La seconda scossa meno intensa è stata segnalata tra 2.0 e 3.4 di magnitudo. Il terremoto è stato percepito anche in Toscana. Da questa mattina sono stati registrati altri tre terremoti rilevanti. Il primo nelle Marche, vicino Ascoli (magnitudo 3,9), il secondo in Liguria, in provincia di Genova (magnitudo 4,1), e il terzo in Sicilia, non lontano da Catania (magnitudo 3,6). Nonostante sia raro che quattro terremoti indipendenti di magnitudo rilevante si verifichino nello stesso giorno, quelli di oggi sono troppo lontani per avere un collegamento tra loro. «Non c’è alcuna relazione: le distanze fra i luoghi in cui sono avvenuti i terremoti sono di centinaia di chilometri troppi perché possa esserci un nesso», ha dichiarato all’Ansa il sismologo Carlo Meretti dell’Ingv. L’esperto ha aggiunto che «è curioso che dopo un periodo di apparente calma si siano verificati quattro terremoti un po’ più forti e avvertiti dalla popolazione». Meretti ricorda che «negli ultimi tre mesi abbiamo avuto in Italia solo una scossa di magnitudo superiore a 4: di fatto, avere due terremoti importanti nello stesso giorno è solo una variazione statistica».


Delle quattro scosse, la più profonda è quella che è stata avvertita nelle Marche, il cui ipocentro era situato a 24 chilometri dalla superficie. Il terremoto non è di tipo appenninico, ma trascorrente, ovvero «generato dallo scorrimento laterale di due placche tettoniche». Degna di nota anche la dinamica della scossa ligure poiché si è verificato «in una zona non molto sismica e nella quale non si sono rilevati storicamente terremoti troppo forti». In questo caso, si tratta di un terremoto di tipo compressivo, continua Meretti, tra l’arco alpino e quello Appenninico che in Liguria si congiungono. Potrebbe poi sembrare logico supporre che il terremoto in Sicilia, a Paternò, sia stato causato dall’attività vulcanica del vicino Etna, ma così non è stato. Si suppone siano state delle fasce sismogeniche più a sud a generarlo. Infine, pare essere di tipo appenninico il sisma in provincia di Modena: «Sul crinale fra l’Emilia e la Garfagnana, una zona sismica ben conosciuta e della quale, purtroppo sappiano che ha una sismicità frequente», ha concluso Meretti.


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