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Pamela Andress: va a processo la falsa estetista che operò Samantha Migliore, morta per un ritocco al seno

05 Ottobre 2022 - 09:22 Redazione
Secondo la procura ha effettuato una «mastoplastica additiva con modalità vietate perché altamente pericolose».

Una donna è morta in seguito a un intervento di maggiorazione del seno effettuato da un’amica non qualificata. Ora la falsa estetista andrà a processo per omicidio come conseguenza di altro reato, omissione di soccorso, ed esercizio abusivo della professione di estetista, riporta il Resto del Carlino. Secondo la procura, la falsa estetista, Pamela Andress, una donna trans brasiliana di 50 anni, ha effettuato una «mastoplastica additiva con modalità vietate perché altamente pericolose». La vittima è Samantha Migliore, 35enne madre di cinque figli, che il 21 aprile scorso si era sottoposta all’intervento a casa dell’amica – stilista e organizzatrice di eventi – con l’hobby dei ritocchi estetici, nella sua abitazione di Maranello (MO).

Fissata l’udienza

La falsa estetista si trova dal 13 maggio scorso agli arresti domiciliari, in attesa di processo. Il tribunale ha decretato che «è troppo alto il rischio che possa sottoporre qualcun altro a un ritocco estetico abusivo», ha concluso il gip. Adesso per la Procura di Modena nella persona del pm Pasquale Mazzei ha chiesto il giudizio immediato con udienza fissata il 24 novembre per la 50enne di Salvador de Bahìa. La difesa rifiuta l’accusa di omissione di soccorso, mentre per le 24 ore successive alla morte, l’accusa la considera latitante. «La mia assistita» – spiega l’avvocato Francesco Andriulli – «ha sempre collaborato, ribadendo di non essere mai fuggita». Dopo la presunta fuga, Pamela si era costituita a Cento, in provincia di Ferrara, accompagnata proprio dal suo legale.

La vicenda e le indagini

Terminato l’intervento Samantha era andata dal marito Antonio Bevilacqua. «L’ho vista salire in camera con quella signora» – racconta lui – «mi fecero impressione le grosse siringhe infilate sotto il seno, parte del quale era parecchio gonfio». A quel punto Pamela aveva chiesto ad Antonio di «tagliare a metà una bottiglia di plastica perché doveva metterci dentro del silicone». Il contenitore è stato poi ritrovato e l’orgine del materiale confermata. «Dopo un po’ ho sentito mia moglie urlare», continua il compagno della vittima. «”Amore, non sto bene”. Mentre quella donna ha detto solo una cosa: “Devo fare una chiamata”. Mi ha lasciato Samantha tra le braccia, morta. Poi non l’ho più vista». Rimane da capire quale fosse il legame tra le due donne, che si conoscevano da qualche tempo. Pamela era di base a Napoli, ma aveva conoscenze a Bologna alle quali ogni tanto si era appoggiata. Stiamo facendo analisi sul telefono di Samantha – puntualizza Daniele Pizzi, l’avvocato del marito – per capire come è avvenuto l’accordo tra le due donne. Mentre resta il giallo degli apparecchi della Andress, mai ritrovati».

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