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Cosa è successo al ponte di Kerch in Crimea e come può reagire ora la Russia – Il video

La rivendicazione di Kiev dopo le parole di Zelensky sulla penisola. E il rischio escalation dopo gli avvertimenti di Lavrov

Il ponte di Kerch, che collega la Crimea all’Ucraina, è andato a fuoco nelle prime ore del mattino di oggi, 8 ottobre 2022. Non ci sono vittime. Un filmato pubblicato dal canale Telegram Combat Footage mostra le fiamme e ipotizza che sia stato colpito due volte. Ma per ora è mistero sulle cause. La Russia ha parlato di un camion-bomba che sarebbe stato fatto esplodere sul ponte, provocando i danni che si vedono nel video. Altre ipotesi parlano di razzi o missili che avrebbero colpito due volte l’infrastruttura. Di certo c’è che l’amministrazione russa della Crimea accusa l’Ucraina. Il capo dell’Assemblea di Crimea Vladimir Konstantinov ha definito l’accaduto come un colpo di stato da parte di «teppisti ucraini». A Mosca il presidente Vladimir Putin ha disposto l’avvio di un’indagine governativa per risalire all’origine di quanto accaduto. Intanto i media ucraina parlano di un’operazione speciale dello Sbu, il servizio segreto ucraino. Lo scrive l’agenzia Unian citando fonti di sicurezza.

La rivendicazione del consigliere di Zelensky

Di certo c’è che poco dopo che la notizia aveva cominciato a circolare il consigliere del presidente Zelensky Mykhaylo Podoliak ha pubblicato su Twitter un messaggio che ha l’aria di una rivendicazione. «Crimea, il ponte, l’inizio. Tutto ciò che è illegale deve essere distrutto, tutto ciò che è stato rubato deve essere restituito all’Ucraina, tutto ciò che appartiene all’occupazione russa deve essere espulso», ha scritto Podolyak. E il tweet, commenta il Guardian, «sembra suggerire la responsabilità di Kiev» nell’incendio di questa mattina. Secondo le autorità russe il camion sarebbe esploso sulla parte del ponte riservata al traffico automobilistico. Provocando l’incendio di serbatoi di carburante di un treno diretto in Crimea. «Sono parzialmente crollate – secondo quanto confermato – due campate del ponte stradale». Il Comitato investigativo russo ha aperto un procedimento penale sull’incendio che oggi ha distrutto parzialmente il ponte di Crimea. «Il Dipartimento Investigativo Principale del Comitato Investigativo ha aperto un caso penale per l’incidente sul ponte di Crimea – si legge in un comunicato -. Gli esperti del Centro forense si stanno recando sul posto su ordine del presidente del Comitato Investigativo». Che indaga per terrorismo. Intanto le fiamme sono state spente. Le autorità della Crimea hanno detto che un servizio di traghetti sostituirà il ponte finché non sarà riparato.

Le parole del presidente

Quello della Crimea è un doppio ponte, sia stradale che ferroviario. È lungo 18 chilometri ed è il ponte più lungo della Russia e dell’Europa. Attraversa lo stretto di Ker’, antico Bosforo Cimmerio per i greci, collegamento fra il Mar Nero dal Mar d’Azov che separa la penisola di Ker’ ad ovest dalla penisola di Taman’ ad est. La costruzione è cominciata nel 2014, dopo l’annessione della Crimea da parte della Russia. Il 18 dicembre del 2019 è stato inaugurato proprio da Putin. Il sito bielorusso d’opposizione Nexta ricorda che entrare nel ponte non è facilissimo. Perché ci sono le apparecchiature radiotecniche d’ispezione ST-6035 che rilevano anche la presenza di esplosivi.

Ma proprio stanotte Zelensky aveva parlato della penisola nel suo consueto discorso notturno alla nazione: «Verrà sicuramente il giorno in cui riferiremo anche dei successi militari nella regione di Zaporizhzhia, in quelle aree che sono ancora controllate dai russi. Verrà il giorno in cui parleremo anche della liberazione della Crimea. Questa prospettiva è ovvia». E ancora: «C’è ancora molto da sopportare, molto da fare, sia per gli ucraini che per i nostri partner, per tutti coloro che apprezzano la libertà e il diritto internazionale».

Cosa può fare la Russia

Adesso la Russia può reagire al colpo che l’Ucraina ha praticamente rivendicato. Sempre tenendo presente che la Crimea è considerata territorio russo esattamente come dovrebbero esserlo, ai fini del diritto di Mosca, le zone annesse tramite referendum. E che nel frattempo Kiev ha in parte riconquistato. Proprio ieri il ministro degli Esteri russo Lavrov ha parlato del ricorso al nucleare. «Quando parliamo di sicurezza ambientale, ovviamente, non possiamo mettere a tacere l’intensificarsi delle discussioni sul possibile uso di armi nucleari, soprattutto a questo proposito (non possiamo) ignorare le azioni sconsiderate del regime di Kiev, che mirano a creare rischi di utilizzo di vari tipi di armi di distruzione di massa», ha affermato Lavrov.

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