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Ha avuto un tumore per uso prolungato del telefonino, la sentenza a Torino: risarcito con una rendita a vita

05 Novembre 2022 - 18:41 Redazione
Tra il 1995 e il 2008, il tecnico specializzato della Cogne Acciai Speciali, 63 anni, ha utilizzato il telefono per motivi di lavoro per più di diecimila ore

«Esiste un’elevata probabilità che a causare il tumore sia stato il cellulare». Così la sentenza della Corte d’Appello di Torno ha confermato la condanna nei confronti dell’Inail a pagare la rendita di malattia professionale a un 63enne, ora in pensione, che ha usato il telefonino per motivi di lavoro per più di diecimila ore. Una decisione già presa dal Tribunale di Aosta e che la Corte ribadisce in difesa del tecnico specializzato delle Cogne Acciai Speciali: l’uomo, tra tra il 1995 e il 2008, ha utilizzato il suo telefono cellulare con una media di 2 ore e mezza al giorno. Un uso che ha causato, secondo l’accusa, «un tumore benigno intracranico e una conseguente sordità sinistra, paresi del nervo facciale, disturbo dell’equilibrio e sindrome depressiva». Era il 2020 quando il Tribunale di Aosta aveva riconosciuto il nesso causale tra l’utilizzo del cellulare e l’insorgenza del neurinoma del nervo acustico, ma l’Inail aveva fatto ricorso in appello chiedendo una nuova consulenza.

«Le radiofrequenze possono causare un tumore»

Dopo aver nominato come consulente il professor Roberto Albera, ordinario di Otorinolaringoiatra dell’Università di Torino, la Corte ha respinto il ricorso dell’Inail, confermando l’esistenza del nesso causale tra l’utilizzo del cellulare e la malattia del 63enne. «Appare ben evidente che al momento l’eziologia del neurinoma dell’acustico non è conosciuta», spiega Albera, «ma che tra i fattori concasuali vi sia l’esposizione a radiofrequenze se la dose espositiva è stata di sufficiente entità». I difensori dell’uomo, che ha ottenuto una rendita mensile di circa 400 euro, hanno sottolineato il parere fondamentale della scienza nella decisione del Tribunale prima e della Corte poi: «Si tratta di una sentenza importante scritta da scienziati fra scienziati», spiegano Stefano Bertone, Chiara Ghibaudo e Jacopo Giunta dello Studio Ambrosio & Commodo, «in cui il ruolo dei giuristi è stato marginale, e che dimostra che le radiofrequenze possono causare un tumore».

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