Venezia, bimbo disabile dopo il parto gestito da ginecologo senza laurea: parte la causa milionaria dei genitori

La famiglia del bambino che oggi ha 8 anni ha deciso di non arrendersi e pretendere un risarcimento per il caso avvenuto prima della morte del finto medico nel 2019

Accusato di aver fatto il medico per quasi quarant’anni senza avere una laurea. Andrea Stampini nel 2019 è morto poco prima di compiere 69 anni, trascinando in archivio tutti i procedimenti penali contro di lui. Tra le accuse anche una particolarmente grave riguardante un parto avvenuto il 26 dicembre del 2014 all’ospedale di Dolo: secondo le indagini del pm Giorgio Gava, Stampini avrebbe causato un’asfissia perinatale a un bambino che ora, a 8 anni appena compiuti, riporta una disabilità al 100%. Dal parto i genitori non hanno mai smesso di chiedere giustizia e ora, dopo l’estinzione dei procedimenti penali, hanno deciso di avviare una causa civile contro l’Usl 3, ritenuta responsabile in quanto il fatto è avvenuto in uno dei suoi ospedali. Il prossimo 19 gennaio il giudice civile Silvia Franzoso affiderà al medico legale Antonello Cirnelli e al ginecologo Jacopo Dal Maso una consulenza tecnica per stabilire le responsabilità di quanto accaduto al bambino e di valutare il danno. Nel frattempo l’Usl 3 ha chiamato in causa la Efds Srl, società per cui lavorava Stampini e che aveva in appalto alcuni turni di Ginecologia, l’Ordine dei medici di Ferrara a cui era iscritto, gli eredi del defunto e tre compagnie assicurative. Anche per quanto riguarda il danno si aspetta una valutazione esatta e la cifra potrebbe essere milionaria. «L’azienda sanitaria è vicina alla famiglia, per le pesanti conseguenze che ha subìto in questa vicenda dolorosa», ha commentato la direzione generale dell’Usl3, «in attesa che la causa civile quantifichi il giusto risarcimento, e proprio per consentire alla famiglia di sostenere nel frattempo le spese di assistenza per il figlio, ha concesso nel 2019 un consistente acconto risarcitorio. Attende ora, insieme alla famiglia, le decisioni del giudizio civile». Il riferimento è agli 800mila euro di acconto versati già dall’Usl Serenissima.


Il parto cesareo non eseguito

L’asfissia perinatale sarebbe avvenuta nel momento in cui Stampini, ignorando la necessità di un parto cesareo, avrebbe tirato fuori il piccolo dall’utero della mamma con l’utilizzo di una ventosa e di manovre ritenute non adeguate, facendolo rimanere senza ossigeno per lungo tempo. Nell’atto di citazione c’è anche un sostanzioso elenco delle spese a cui i due genitori, entrambi operai, hanno dovuto far fronte per gestire i problemi di salute del bambino. A partire da una casa costruita ad hoc, fino all’assistenza, necessaria al piccolo 24 ore su 24. La madre è stata così costretta a licenziarsi da lavoro, con una turnazione di altre tre persone che aiutano la famiglia a garantire un sostegno adeguato al bambino in qualsiasi ora del giorno e della notte.


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