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Fabrizio Corona condannato per un tentato furto in casa a Roma. La conferma della Cassazione: un anno e 10 mesi in concorso con ex carabiniere

16 Gennaio 2023 - 18:36 Redazione
La difesa chiedeva di ridurre il reato a violazione di domicilio per via della presunta «volontaria, libera scelta di desistere dal reato»

In una precedente stesura di questo articolo si faceva riferimento all’ex paparazzo Fabrizio Corona, al quale era stata attribuita erroneamente la sentenza della Cassazione per via un’omonimia. Come spiega il suo avvocato Ivano Chiesa: «Non si tratta del mio assistito». E aggiunge: «Corona è del tutto estraneo a questa vicenda, si tratta invece di un’altra persona con lo stesso nome».

La corte di Cassazione ha confermato la condanna a un anno e 10 mesi per Fabrizio Corona, giudicato colpevole di aver concorso a un tentato furto in un appartamento di Roma assieme al complice Nunzio Di Caprio, un ex carabiniere sospeso dall’Arma. La sentenza, riportata dall’Ansa, si riferisce a uno sventato colpo che, si legge nelle carte del processo, «è stato tentato in collaborazione con altre due persone». Una di loro viene indicata come «cognato di uno dei due residenti nell’appartamento». Nel colpo, viene considerato coinvolto anche Alessandro P., giudicato però maniera separata. Nel verdetto si legge che Corona e Di Caprio «sono stati bloccati dalla polizia giudiziaria, prima di introdursi nell’appartamento obiettivo del piano criminoso, grazie alle intercettazioni telefoniche che erano in corso su una delle utenze cellulari di Alessandro P.». Dal canto loro, le difese di Corona e Di Caprio sostenevano che i due avessero interrotto il tentativo di furto volontariamente, i giudici hanno stabilito che ad aver fermato i due «è stata la polizia giudiziaria»

La dinamica del tentato furto

Dal verdetto si apprende che il tentato furto è stato sventato perché un carabiniere attendeva l’arrivo di Corona e di Di Caprio nell’appartamento subito sopra a quello preso di mira dai ladri. Il comandante – spiega il verdetto – aveva iniziato a muoversi appena sentiti rumori metallici, provenire dalla porta sotto di lui. A loro volta, Corona e Di Caprio pare abbiano deciso di interrompere il colpo appena sentito il carabinieri muoversi. Proprio a questo si è appellata la difesa che ha sostenuto «la volontaria, libera scelta di desistere dal reato» degli imputati. Questi, sostengono i legali, si erano accorti «di non avere gli strumenti adatti ad aprire la porta dell’appartamento ed hanno deciso di interrompere la loro azione». Sulla base di ciò, gli avvocati hanno tentato di portare i giudici a preferire il meno grave reato di «violazione di domicilio».

La conferma dell’accusa

Non convinta, la Corte di Cassazione ha confermato le accuse emesse dalla Corte d’Appello di Roma nell’ottobre del 2019. Ovvero ha ritenuto che non vi fu desistenza volontaria. Il tentativo di rubare venne quindi interrotto dalla «polizia giudiziaria». Alle luce di ciò, il ricorso alla corte è stato giudicato «inammissibile».

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