«L’uomo vitruviano non può finire su un puzzle»: Ravensburger condannata a risarcire le Gallerie dell’Accademia di Venezia

Il Tribunale ha condannato l’azienda tedesca a pagare i diritti per la riproduzione della celebre opera di Leonardo da Vinci

L’uomo vitruviano di Leonardo da Vinci non può essere sfruttato per fini di lucro senza aver prima acquistato i diritti. Lo ha stabilito, con una sentenza storica, il Tribunale di Venezia, secondo cui la società tedesca di puzzle Ravensburger ha utilizzato e riprodotto illecitamente, sia in Italia che all’estero, la celebre opera di Leonardo, senza però preoccuparsi di richiedere l’autorizzazione del Museo delle Gallerie dell’Accademia di Venezia. «Il provvedimento del Tribunale di Venezia è il primo che si occupa espressamente della questione dell’applicabilità della disciplina di tutela dell’immagine delle opere dettata dal Codice dei beni culturali anche ad attività svoltesi all’estero» ha spiegato l’avvocato Giacomo Galli, che ha seguito il contenzioso per conto delle Gallerie dell’Accademia, al giornale La Nuova Venezia. Una decisione potenzialmente storica, quella dei giudici veneziani, che potrebbe rappresentare un precedente importante per tutte le altre iniziative legali analoghe portate avanti dai musei italiani.


L’accordo mancato

La disputa tra le Gallerie dell’Accademia e Ravensburger è iniziata nel 2009, anno di inizio della produzione del puzzle con l’Uomo Vitruviano. Inizialmente, il museo veneziano ha cercato di trovare un accordo con l’azienda tedesca per definire i corrispettivi dovuti per l’uso dell’immagine. Di fronte al rifiuto, però, si è deciso di procedere per vie legali. Con l’ordinanza del Tribunale di Venezia, il museo veneziano ha vinto la battaglia giudiziaria. Il problema ora sarà riuscire a far rispettare la decisione. «C’è una difficoltà oggettiva a far rispettare il provvedimento del Tribunale anche per l’atteggiamento di chiusura di Ravensburger, con la quale speriamo si possa ancora raggiungere un accordo», aggiunge l’avvocato Galli.


Il risarcimento danni

Se l’azienda tedesca di puzzle non dovesse accettare un accordo con le Gallerie dell’Accademia, si andrà al giudizio di merito, con la quantificazione esatta del risarcimento danni che il museo veneziano chiederà a Ravensburger. Per ora, l’azienda tedesca è stata condannata a pagare una penale di 1.500 euro per ogni giorno di ritardo nell’esecuzione dell’ordinanza, che risale al 17 novembre scorso. Ad oggi, però, i puzzle sono ancora disponibili sul sito internet di Ravensburger. Nel frattempo, forti del provvedimento del tribunale di Venezia, le Galleria dell’Accademia promettono battaglia a tutto campo. «Dobbiamo tutelare lo sfruttamento a uso speculativo delle nostre opere. Per questo ora ci muoveremo anche nei confronti di altri soggetti privati che per tazze, magliette, grembiuli e altro che sfruttano illecitamente l’immagine dell’Uomo Vitruviano, anche se non sarà facile», spiega l’avvocato Galli.

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