Disturbi alimentari, più del 20% dei casi riguarda giovani uomini. «La salute mentale non ha genere»

Una questione che supera la spicciola narrativa di ragazzine aspiranti modelle e che per questo non può che abbracciare, spesso in modo tragico, anche molti maschi

Lontana anni luce dagli stereotipi di giovani donne con il capriccio della magrezza, la verità sui disturbi alimentari è che sono il risultato di una totale perdita di controllo della propria salute mentale. Una questione quindi che, soprattutto tra i giovani, supera di gran lunga la spicciola narrativa di ragazzine aspiranti modelle e che per questo non può che abbracciare, spesso in modo tragico, anche molti maschi. A dirlo sono i numeri. Le stime post pandemia registrano in Italia una percentuale dell’oltre 20% di casi diagnosticati tra gli uomini. Una realtà in crescita rispetto all’usuale narrazione del problema, spesso raccontato come prerogativa del genere femminile, e che in verità nasconde un mondo sommerso di difficoltà non ammesse, e che per questo potrebbe rivelarsi molto più alta. Impauriti dai pregiudizi, i giovani uomini malati di un disturbo alimentare, raccontano a fatica la malattia. Il reportage di Open Anime Affamate sull’epidemia dei disturbi alimentari tra i giovani ha indagato le catene culturali e sociali che costringono i maschi a una sofferenza silenziosa, dove la vergogna per i propri pensieri è il sentimento più frequente. Sono un ragazzo, non posso soffrire di un disturbo alimentare», spiega Davide, 20 anni. Malato di anoressia nervosa, costretto a casa dal lockdown nei mesi più difficili d’emergenza sanitaria, per molto tempo ha provato a nascondere a se stesso e agli altri quello che gli stava succedendo. «Parlano tutti al femminile, se provo ad informarmi quasi tutti gli articoli si rivolgono a ragazze, sento di vivere una sofferenza che non deve appartenermi». Intanto la malattia va avanti nell’assenza di attenzione di chi dovrebbe invece accorgersene. «Prima di ammettere il disturbo, sono andato da una nutrizionista, speravo mi aiutasse a gestire l’alimentazione. Non ha capito che c’era un problema, mi ha mandato a casa con una dieta per dimagrire».


Anoressia nervosa, ma anche bulimia, binge eating, vigoressia e ortoressia. Le declinazioni del disturbo alimentare sugli uomini sono molteplici. Ma arrivare a una diagnosi è molto complicato. Il BMI (Indice di massa corporea), spesso considerato tra i dati necessari per la valutazione clinica nelle donne, non è un indicatore valido per gli uomini. E il normo peso non è segno distintivo per escludere un disturbo alimentare. Manca poi un altro campanello generalmente ritenuto d’allarme e cioè l’amenorrea (assenza del ciclo mestruale). La tendenza al perfezionismo è uno degli indicatori presenti in molte forme di disturbo alimentare anche tra gli uomini: la ricerca incessante di raggiungere la forma del corpo ideale ossessiona e condiziona ogni momento dell’esistenza. Ma oltre al corpo c’è di più. Bassa autostima, depressione, ansia sociale si alimentano a vicenda, rafforzare dalla ricerca esteriore di una muscolosità urgente: l’idea di sentirsi forti, almeno nel corpo, compensa una fragilità interiore per cui non si trova apparente via d’uscita. Gli estenuanti allenamenti fisici della vigoressia, disturbo legato alla percezione errata di avere un corpo gracile e con poca massa muscolare, si accompagnano alla pratica di digiuno o di cibi esclusivamente iperproteici. L’ossessione per una dieta “pulita” nel disturbo dell’ortoressia conduce alla totale esclusione di intere categorie di alimenti: i pensieri continui su che cosa e come mangiare fanno sprofondare i giovani uomini in un enorme senso di colpa ogni volta che non riescono a consumare i cibi considerati giusti. L’obiettivo di vita allora diventa unico, con la progressiva perdita di controllo della sfera relazionale.


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