Saman Abbas, l’assistente sociale rivela il messaggio vocale dello zio: «Ammazzatela prima che scappi di nuovo»

La rivelazione nel corso dell’udienza alla Corte di Assise di Reggio Emilia del processo per l’assassinio della 18enne pachistana

«Prima che scappi di nuovo ammazzatela». È quanto avrebbe detto uno zio di Saman Abbas, la 18enne pachistana scomparsa ad aprile 2021 e trovata morta a Novellara lo scorso 18 novembre 2022. A riferirlo è l’assistente sociale che ha testimoniato oggi 31 marzo nell’aula della Corte di Assise di Reggio Emilia, dove è in corso l’udienza del processo per il delitto della ragazza. La donna ha conosciuto la vittima a fine dicembre 2020 quando era già ospite della comunità protetta. «Il 5 maggio 2021 riuscii a contattare Saqib (il fidanzato di Saman, ndr) il quale mi disse di essere preoccupato per Saman, che non riusciva più a contattare dalla sera del 30 aprile. Nella stessa conversazione il ragazzo mi disse di essere in possesso di una foto di Saman con delle lesioni sul volto e di un messaggio vocale dello zio di Saman», ha spiegato al giudice. Non è ancora chiaro di quale zio si stia parlando. Inoltre, il giovane fidanzato disse all’assistente che Saman lo aveva avvisato: qualora non si fosse fatta più sentire, sarebbe stato perché le avevano fatto qualcosa.


Il processo

I due filoni dell’udienza sono principalmente le richieste d’aiuto della vittima e il dolore del fidanzato Saqib Ayub. Nel corso dell’udienza ha poi parlato anche il maresciallo dei carabinieri che aveva raccolto la prima denuncia di Saqib. «A marzo siamo venuti a conoscenza di alcune minacce che il fidanzato avrebbe ricevuto nei mesi precedenti dal padre e Saman disse che il padre nel loro Paese era un uomo molto potente», ha spiegato l’assistente sociale. «Descriveva il padre come un pericolo, raccontò di violenze, di maltrattamenti subiti quando viveva con i genitori, della sua reazione quando era rientrata dal Belgio, del coltello che le aveva lanciato e che aveva ferito il fratello che si era interposto», ha continuato. E ha aggiunto che «spesso veniva lasciata fuori casa dal padre lei e la mamma, al freddo, al caldo». Infine, l’avvocato dello zio Danish Hasnain ha chiesto all’assistente sociale se lei avesse mai parlato dello zio e la risposta è stata «No».


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