La Cina minaccia Taiwan? «Tutto teatro: non sarà in grado di attaccare dal mare per 10 anni». Così gli esperti militari smontano Pechino

Secondo il “Japan Times” le portaerei viste nello Stretto di Taiwan sono strumenti di propaganda, non pronte per una vera operazione militare

La Cina cresce, alza la testa e complici le “distrazioni” geopolitiche dell’Occidente – Usa in testa – si fa sempre più minacciosa nella regione circostante, quella dell’Asia Pacifico: con Taiwan primo obiettivo nel mirino. Questo vuole la narrativa che Pechino stessa contribuisce a diffondere, e che molti media occidentali volentieri assecondano. Ma quanto è reale e concreta davvero la minaccia militare cinese? Ben poco, al momento, quanto meno sul piano navale. È quanto si sostiene in un lungo servizio pubblicato sul Japan Times, e basato su conversazioni informate con una decina di esperti militari a diretta conoscenza delle forze in campo nella regione. Secondo l’analisi che ne emerge, quello sfoggiato anche nelle ultimissime settimane nello Stretto di Taiwan è in sostanza più uno spettacolo a fini di propaganda – interna ed esterna – che un reale dispositivo pronto per una possibile operazione militare. Le portaerei cinesi sono di fatto al momento ancora in modalità di addestramento, concordano gli esperti sentiti dal giornale giapponese: in caso di maltempo o di notte, tanto per fare due esempi, i cinesi non sarebbero al momento in grado di far atterrare in condizioni di sicurezza i loro velivoli sulle portaerei. E in caso di conflitto, queste ultime sarebbero particolarmente vulnerabili ad attacchi con missili o sottomarini, non avendo la Marina di Pechino ancora perfezionato il suo sistema di “scudo” da questo tipo di attacchi. Conclusione: prima di un decennio da oggi la Cina non è da considerarsi in grado di lanciare una seria minaccia dalle sue coste. «A differenza di altre parti della loro modernizzazione militare, c’è qualcosa di politicamente teatrale nel dispiegamento sin qui visto delle loro portaerei», ha sintetizzato l’ex analista dell’intelligence britannica Trevor Hollingsbee, secondo il quale queste la gestione di queste «è una partita molto complicata, e la Cina deve ancora capirlo del tutto. Ha ancora molta, molta strada da fare». Il Giappone insomma, lascia intendere il Japan Times con malcelata soddisfazione, può dormire per ora sonni relativamente tranquilli: e forse pure la stessa Taiwan.


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