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«Non useremo il Pnrr per produrre armi», il chiarimento da palazzo Chigi sulla trattativa con Bruxelles

05 Maggio 2023 - 16:04 Redazione
Fonti del governo anticipano che sarà questa la posizione dell'Italia nel negoziato sul piano Asap per l'incremento della produzione di armi in Europa

«L’italia non intende usare i fondi del Pnrr per produrre armi» dicono fonti di palazzo Chigi citate da Ansa, dopo le polemiche scoppiate per le dichiarazioni del commissario Ue per il Mercato unico Thierry Breton che a Politico aveva anticipato il piano Asap per aumentare la produzione di armi con i fondi europei. Breton aveva poi aggiunto: «Oltre al bilancio diretto, stiamo anche liberando finanziamenti dai fondi di coesione e dai fondi del Recovery and Resillience Facility per quegli Stati membri che desiderano co-finanziare la loro industria della Difesa». Parole che, alla luce delle difficoltà dell’Italia nell’impiego completo dei fondi a disposizione, hanno sollevato dubbi e critiche che fonti del governo ora provano a frenare: «L’Italia, in coordinamento con gli alleati, sostiene l’Ucraina sul piano politico e militare. Il Governo è favorevole al rafforzamento della capacità dell’industria della Difesa europea anche nell’ottica di una maggiore autonomia strategica della UE».

Le fonti spiegano che l’Italia è sì «favorevole a un uso flessibile dei fondi europei, compresi quelli del Pnrr», ma il Ricovery fund per Roma resta «uno strumento di investimento strategico e non un veicolo per finanziare la produzione di munizioni o armamenti». Proprio in questa fase in cui il ministro Raffaele Fitto si prepara a una complicata contrattazione per rimodulare le regole sul finanziamento dei progetti nel Pnrr, fonti di palazzo Chigi ribadiscono che la posizione italiana punterà a tenere fuori il settore armamenti «nel corso del negoziato sulla proposta Act in Support of Ammunition Production (ASAP) presentata nei giorni scorsi dalla Commissione europea che, in ogni caso, prevede il ricorso ai fondi PNRR come una possibilità rimessa alla discrezionalità dei Governi e non come un obbligo».

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