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Sardegna, il caso dell’«ecomostro» costruito per il matrimonio del principe di Giordania Al Hussein

La faccenda è stata tenuta sotto il più stretto riserbo. Poi un ambientalista ha fotografato la struttura

Davanti all’isola di Tavolara, dove le acque turchesi si sposano con la montagna calcarea e la natura incontaminata, ha fatto la sua apparizione un enorme capannone bianco. Largo circa 70 metri, profondo trenta e alto 15. In zona di tutela, e senza il via libera del Comune né della Soprintendenza, come specifica il Corriere della Sera. L’allestimento, avvenuto in poche ore, ha una spiegazione: sarà destinato alla festa per le nozze del figlio del re di Giordania, Al Hussein, con una ricchissima ereditiera saudita, Rajwa al Saif, in programma nei prossimi giorni. La faccenda è stata tenuta sotto il più stretto riserbo fino a che un ambientalista non ha fotografato l’ecomostro. Che, promettono, sarà solo temporaneo.

Cosa dice la legge

La passione degli sceicchi per la Costa Smeralda, come per i suoi dintorni nel nordest gallurese, è infatti ormai ben nota. Ma sembra insufficiente a giustificare quella che Gianantonio Stella definisce «una sassata bianca nell’occhio degli italiani». E il timore è che faccia la fine di altre strutture allestite in Italia, che avrebbero dovuto essere provvisorie ma hanno finito per rimanere per decenni dove non dovevano. Ad aprire lo spiraglio legislativo per la costruzione dell’opera in questione sarebbe stato il ricorso alla Lettera F del comma secondo dell’art. 15 della Legge regionale sarda del 23 ottobre 1985.

Dove sarebbero consentite «opere oggettivamente precarie dirette a soddisfare obiettive esigenze eccezionali, contingenti e temporalmente determinate, anche di durata superiore a centoventi giorni, tali da poter essere rimosse immediatamente alla cessazione della necessità». Ma secondo il Gruppo d’Intervento Giuridico (GrIG), i capannoni di questo genere in zone ad altissima rilevanza paesaggistica e naturalistica non sarebbero inclusi. Il presidente Stefano Deliperi, nella richiesta di accesso agli atti presentata ieri sera e inviata al governo, ai ministri della Cultura e del Paesaggio, alla regione Sardegna, alle soprintendenze e alla Procura, ha espressamente richiesto «la copia degli atti autorizzativi e dei provvedimenti adottati in seguito agli accertamenti» che avrebbero dovuto essere compiuti.

Nessun avviso

In effetti, sembra che non sia stata presentata alcuna richiesta per l’avvio dei lavori alla soprintendenza paesaggistica di Sassari. E nemmeno al sindaco di Loiri-Porto San Paolo nel cui territorio comunale è stato tirato su il capannone, Francesco Lai. A lui sarebbe stato spiegato solo che la cosa poteva essere una grande opportunità, ma doveva restare riservata. Unica richiesta: la concessione per un mese del parcheggio pubblico dell’area di Cala Finanza. Che il sindaco, peraltro, negò. La festa è attesa per il prossimo 10 giugno. Subito dopo quella data, ha già annunciato il primo cittadino, «deve essere tutto smontato. A costo di andare lì io con la chiave inglese, bullone per bullone».

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