1.7 milioni di giovani in Italia non studiano e non lavorano: la peggior percentuale in Europa dopo la Romania

Il fenomeno dei Neet interessa in misura maggiore le ragazze (20,5%), i residenti nelle regioni del Mezzogiorno (27,9%) e gli stranieri (28,8%)

Vivere (o rimanere) in Italia, per chi è giovane, continua ad essere difficile. Gli indicatori del benessere per questa categoria, secondo dati Istat, sono ai livelli più bassi in Europa. Ancora una volta, le statistiche restituiscono un quadro sconfortante: nel 2022, quasi un ragazzo su due tra 18 e 34 anni ha almeno un segnale di deprivazione. Si parla di 4 milioni e 870 mila persone. A pesare, soprattutto, è la dimensione dell’istruzione e del lavoro: circa un quinto della popolazione tra i 15 e i 29 anni (1.7 milioni di giovani) rientra sotto la definizione di Neet, cioè di chi non studia, non lavora e non è inserito in percorsi di formazione.


Soprattutto donne, meridionali e stranieri

Nonostante la quota abbia subìto un calo per gli standard italiani, arrivando a toccare un livello prossimo al minimo del 2007, resta sopra la media Ue di oltre 7 punti e più bassa solo a quella della Romania. E se, in quanto a integrazione nel mercato del lavoro dei giovani, l’Italia rimane fanalino di coda, all’interno della sua popolazione ci sono categorie più penalizzate più di altre. Il fenomeno dei Neet, infatti, interessa in misura maggiore le ragazze (20,5%) e, soprattutto, i residenti nelle regioni del Mezzogiorno (27,9%) e gli stranieri (28,8%). In Sicilia, per esempio, quasi un terzo dei giovani tra i 15 e i 29 anni rientra nella categoria. La percentuale precipita al 9.9% nella Provincia autonoma di Bolzano. Il dato risulta inversamente proporzionale al titolo di studio detenuto: l’incidenza dei Neet è di circa il 20% tra i giovani diplomati o con al più la licenza media, mentre si ferma al 14% tra i laureati. I numeri non sorridono alle nuove generazioni italiane neanche per quanto riguarda la disoccupazione: la quota di giovani in cerca di lavoro da almeno 12 mesi risulta il triplo (8,8%) della media europea (2,8%), con un tasso di disoccupazione giovanile che si attesta al 18% (quasi 7 punti sopra quello medio in Ue).


Le cause

I Neet possono essere disoccupati, ma non necessariamente. Se un terzo della categoria (559mila) risulta etichettabile come tale (nella metà dei casi da almeno 12 mesi), quasi il 38% dei Neet non cerca lavoro né è disponibile a lavorare immediatamente. Ma, nella stragrande maggioranza dei casi, non sembra essere una scelta. Nel 47,5% dei casi, ciò dipende dal fatto che i ragazzi attendono di intraprendere un percorso formativo. Il 46,2% tra le ragazze dichiara invece di aspettare per motivi di cura dei figli o di altri familiari non autosufficienti. C’è infine chi indica problemi di salute. Solo il 3,3% dichiara di non avere interesse o bisogno di lavorare. Oltre tre quarti dei Neet vivono da figli ancora nella famiglia di origine e solo un terzo ha avuto precedenti esperienze lavorative, un valore che varia tra il 6,8% per chi ha meno di 20 anni, il 46,7% per chi ha 25-29 anni.

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