In un anno 110 mila migranti e alla fine New York va in tilt più dell’Italia. E spacca pure i democratici

Il sindaco democratico, Eric Leroy Adams, lancia l’allarme: «La città che conoscevamo stiamo per perderla»

«Questo problema distruggerà New York». La frase è arrivata come una frustata mercoledì scorso in una sala conferenze di un hotel di Manhattan dal sindaco democratico della città, Eric Leroy Adams, che per un attimo è sembrato un esponente del centrodestra italiano dal palco di un comizio elettorale. Già, perché «questo problema» è proprio quello che agita la maggioranza di governo italiano: la gestione dei migranti. Nella città di New York nell’ultimo anno sono arrivati 110 mila «richiedenti asilo». E per quanto la celebre Mela sia Grande, sono un bel problema per il primo cittadino pure della città più inclusiva e liberal degli Stati Uniti. Quel mattino i funzionari del suo comune avevano spiegato che il giorno dopo sarebbe iniziato l’anno scolastico, e che nelle classi si era dovuto trovare posto a 20 mila nuovi bambini immigrati. «Lasciate che vi dica una cosa, newyorkesi: mai nella mia vita ho avuto un problema per il quale non vedessi alla fine una soluzione. Ma di questo non vedo proprio la fine: questo problema distruggerà New York. La città che conoscevamo stiamo per perderla».


Una città allo stremo

Adams oltre ad essere esponente del partito democratico, è anche di origine afroamericana e ha sempre predicato per l’accoglienza davanti all’ondata di migranti entrata dal confine meridionale degli Stati Uniti. Nell’ultimo anno si è battuto per creare 200 siti di emergenza per la prima accoglienza, riuscendo poi ad ospitare 60 mila nuovi arrivati nei posti letto dei tradizionali rifugi per homeless. Ma la città è allo stremo e il sindaco di New York ha polemizzato apertamente con il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden e con il governatore di New York Kathy Hochul per non avere fatto arrivare i finanziamenti federali richiesti per l’accoglienza e anche per non avere concesso la deroga alla legge nazionale sui permessi di lavoro (oggi è vietato dare lavoro anche temporaneo ai migranti per i primi sei mesi dalla loro richiesta di asilo anche quando ci sia richiesta del mercato).


L’applauso dei repubblicani al sindaco democratico

Il sindaco di New York ora ha perso la pazienza e ha usato parole gravi destinate ad infiammare i suoi cittadini, sempre meno tolleranti verso i migranti. «Ogni comunità di questa città», ha detto Adams, «ne risentirà. Abbiamo per questo un deficit di 12 miliardi in tre anni che dovremmo tagliare, e ogni servizio pubblico in questa città ne risentirà. Toccherà tutti noi, anche perché non stiamo ricevendo alcun sostegno su questa crisi nazionale». Le dichiarazioni del sindaco hanno spaccato il partito democratico (anche per gli attacchi diretti a Biden) e sono state subito cavalcate dai repubblicani, che lo hanno preso a modello. «Tanto di cappello al sindaco di New York», ha commentato ad esempio l’ex vicepresidente Usa Mike Pence, che si candiderà alle primarie repubblicane, «che è stato disposto a chiamare in causa il presidente Joe Biden e la sua amministrazione per il loro assoluto fallimento nel rendere sicuro il confine meridionale».

L’intolleranza cresce

Sono però insorti contro Adams i gruppi di difesa degli immigrati e anche alcuni leader locali del partito democratico, che hanno accusato di razzismo il sindaco di New York, mettendo anche in guardia come ha fatto Murad Awawdeh (direttore della New York Immigration Coalition) sulle parole usate che «potrebbero portare alla violenza contro gli immigrati». E non ha torto: nella ultima settimana si sono moltiplicate le manifestazioni di protesta sia davanti ai centri di accoglienza che sotto l’abitazione stessa del sindaco a Gracie Mansion nell’Upper East Side. E un migliaio ha occupato a Staten Island l’area su cui si stava approntando un nuovo centro migranti, sventolando cartelli «sovranisti»: «Vogliamo americani, non migranti», oppure «Chiudete il confine!», accusando i nuovi arrivati di essere assassini e stupratori.

Molti dei nuovi arrivati sono venezuelani in fuga dal loro paese, altri vengono dal Nicaragua, dal Messico e da paesi centroamericani, ma la maggiore parte nell’ultimo anno sono africani. Un portavoce della casa Bianca ha replicato al sindaco di New York sostenendo di avere dato allo Stato 140 milioni di dollari di nuovi fondi federali, ma il primo cittadino ha replicato snocciolando le cifre del costo della sola alimentazione dei nuovi arrivati: 5 miliardi di dollari.

(in copertina foto Ansa/EPA/JUSTIN LANE)

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