Naufragio di Cutro, il perito della procura contro Frontex: «Informazioni approssimative e fuorvianti»

Nel documento agli atti dell’inchiesta, l’ammiraglio Carannante evidenzia errori nella segnalazione dell’Ageniza europea riguardo la rotta e la velocità di navigazione del caicco poi affondato

La notte del naufragio di Cutro, in cui al largo della costa calabrese affondò un caicco e morirono almeno 94 persone, le informazioni diffuse da Frontex agli interlocutori istituzionali furono «molto approssimative se non fuorvianti». È il fulcro della relazione dei periti interpellati dalla Procura di Cutro per stabilire cosa accadde nella notte tra il 25 e il 26 febbraio 2023, e se ci sono state responsabilità nella catena di comando che hanno portato a un rallentamento nell’invio di soccorsi. Secondo l’ammiraglio Salvatore Carannante, consulente della Procura, quella notte Frontex condivise informazioni poco precise sulla rotta e sulla velocità della Summer love, che secondo la segnalazione dell’agenzia europea sarebbe dovuta arrivare sotto costa intorno alle 7 di mattina nella baia di Copanello (Catanzaro), «quindi ben più a sud-ovest di Steccato di Cutro». Nel documento agli atti dell’inchiesta condotta dal pm Pasquale Festa viene confermato che alle 3.34, mezz’ora prima del naufragio, il caicco fu avvistato dal radar della Guardia di Finanza, ma nessuna motovedetta fu inviata in soccorso dell’imbarcazione. Ma la segnalazione iniziale di Frontex, secondo i consulenti, aveva diverse incongruenze.


Il velivolo Eagle 1 individua alle 22.26, ora italiana, un’imbarcazione sospetta, indicandola come «possible migrant vessel», dandone comunicazione al Frontex Situation Center di Varsavia, che a sua volta alle ore 23.02 del 25 febbraio informa le agenzie italiane. Frontex indicava che sul ponte era presente una sola persona, con possibili altre persone sotto il ponte, che la barca aveva buona galleggiabilità, che non erano visibili giubbotti di salvataggio, che il mare era forza 4 e che erano state rilevate telefonate satellitari verso la Turchia. Ma il velivolo di Frontex indicava anche, oltre alla posizione dell’imbarcazione, la rotta media seguita, 296′, e la sua velocità, 6 nodi.


Osservando la documentazione condivisa dall’Agenzia europea con la Procura, emergerebbe «che la rotta media seguita dall’imbarcazione in questo lasso di tempo era di 325 e non 296 come indicato nel rapporto di missione di Frontex e con tale rotta, l’imbarcazione sarebbe giunta a Capo Rizzuto, ovvero in una posizione di circa 8 miglia nautiche più ad est dal luogo dove sono stati poi trovati i rottami del relitto».

La perizia sottolinea poi come con questa rotta la distanza per raggiungere sulla costa era di circa 38,5 miglia nautiche, non 53, facendola arrivare vicino alla costa proprio all’orario in cui è stata segnalata dai pescatori. Dati che verrebbero confermati anche da quelli forniti dai radar di sorveglianza della Guardia di finanza presso Campolongo, località di Isola di Capo Rizzuto «Ciò dimostra», scrive l’ammiraglio, «che le informazioni fornite da Frontex in merito a rotta e velocità (296 e 6 nodi) erano molto approssimative se non fuorvianti».

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