Dagli abusi al burlesque, la storia di Miss Satine: «Grazie all’arte ho trovato la mia dimensione»
Una felicità ritrovata nel burlesque. Silvia Sorrentino, in arte Miss Satine, la «regina italiana del burlesque», in scena sui palchi di mezzo mondo, ha raccontato a Repubblica la sua «libertà ritrovata» con il divorzio. Dopo anni di botte e minacce, anche prima del matrimonio e perfino in presenza dei figli, Sorrentino è «riuscita a fuggire da un matrimonio» violento e «recuperare l’autostima andata in frantumi» grazie al mondo dello spettacolo, definito dal suo ex marito «poco serio». Da Palermo si è trasferita in Lombardia all’età di 19 anni. «Ho sempre amato lavorare in teatro e in televisione ma mio marito era eccessivamente geloso e possessivo», ricorda. «Quando ha iniziato a picchiarmi anche in presenza dei miei figli, ho deciso, per il bene di tutti, di andare via».
«Paillettes, lustrini, piume e vado in scena»
Dopo l’addio all’ex marito, Miss Satine lascia l’Italia alla volta della Spagna. Destinazione: Canarie, l’arcipelago spagnolo al largo della costa nord-occidentale dell’Africa. Qui, dice di aver «ritrovato la sua dimensione». Quando il giorno volge al termine, la sera Sorrentino si trasforma: «paillettes, lustrini, piume e vado in scena». Il burlesque, per l’artista, «è una forma d’arte che non può essere improvvisata. Al contrario di quello che solitamente si crede, bisogna avere una buona dose di ironia ed è per questo che piace molto anche alle donne perché colgono il lato divertente e per niente volgare della performance».
«Chi ha una storia di abusi, si sente paradossalmente in colpa»
Ed è proprio grazie a questa forma d’arte che Miss Satine confida aver aiutato molte donne «a riacquisire maggiore autostima perché chi ha una storia di abusi, si sente paradossalmente in colpa». Sempre attenta al tema della violenza di genere, la 49enne è da sempre stata attenta «al tema della violenza di genere», dice Sorrentino che oggi ha intrapreso un percorso spirituale: «Abbiamo bisogno di rieducarci siamo in un periodo di non ritorno, dove la società è eccessivamente sessualizzata. I nostri figli sono allo sbaraglio, si fa sesso senza amore, a volte senza nemmeno conoscere il nome dell’altra persona. Dovremmo avere più controllo sui ragazzi, spegnere la televisione e togliere loro i telefonini», conclude.
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