Trentino-Alto Adige: a Bolzano vince la Svp, ma con il peggior risultato di sempre. Eletta una consigliera della lista no vax di Cunial

Nel Consiglio provinciale altoatesino, record negativo di consiglieri di lingua italiana: solo cinque su 35. A Trento, riconfermato l’uscente Fugatti

In Alto Adige c’è una parola che ha accompagnato, in queste ore, lo spoglio delle schede: «Rebus». Al presidente uscente della Provincia autonoma di Bolzano, Arno Kompatscher, confermato per un terzo mandato, sarà richiesto un lavoro da equilibrista per formare la giunta. Il suo partito, Südtiroler Volkspartei – Svp -, è riuscito a eleggere solo 13 consiglieri. Nella scorsa legislatura erano in 15, due decenni fa superavano quota 20. Un record negativo per la formazione politica che ha nel simbolo la stella alpina e che fu la casa di uno dei padri dell’autonomia, Silvius Magnago: si è fermato al 34,4% ed era dal 1948 che Svp non scendeva sotto il 40%. Resta il primo partito nella provincia, ma cinque anni fa ottenne il 41,9% dei consensi. Nell’ultimo lustro, Kompatscher ha dilapidato circa 10 mila preferenze, passando da 68.210 voti a 58.771. Nel 2013, quando fu eletto per il suo primo mandato, Kompatscher ottenne 81.117 voti. Nella tornata che si è conclusa ieri, 22 ottobre, in totale Svp ha raccolto 97.092 schede.


La frammentazione del Consiglio e il record negativo dei partiti “italiani”

La perdita di consenso in numeri assoluti si tradurrà in una difficoltà nel governare. Ed è l’obmann – il leader – della Südtiroler Volkspartei, Philipp Achammer, il primo ad ammetterlo: «Abbiamo perso le elezioni. Volevamo almeno 14 seggi, ma non ci siamo riusciti. La situazione in consiglio provinciale è estremamente frammentata, ma abbiamo comunque l’incarico di formare una maggioranza e lo prenderemo sul serio». Achammer appare preoccupato anche per l’eccessiva frammentazione del Consiglio, con 12 partiti rappresentati al suo interno: «Ora la stabilità significherà avere una maggioranza composta da più partiti». Se Svp non può essere felice, anche i soggetti politici di lingua italiana devono fare i conti con il risultato peggiore di sempre. In un organo composto da 35 membri, solo cinque provengono da forze di lingua italiana. È un dato che non può essere ignorato, a maggior ragione se, contestualmente, il Süd-Tiroler Freiheit, soggetto che non rivendica semplicemente l’autonomia, ma l’indipendentismo sudtirolese, supera per la prima volta il 10% delle preferenze: 10,9% per l’esattezza, che valgono quattro seggi in Consiglio per il movimento popolare secessionista.


La lista no vax di Cunial piazza una consigliera

Sorpresa per il movimento dalle tinte no vax di Sara Cunial, che riesce a eleggere il suo primo esponente in una tornata di questo livello. Con il 2,6% delle preferenze, porta in Consiglio provinciale l’avvocata Renate Holzesein. «Ieri siamo stati la Resistenza, oggi siamo la Rinascita», aveva detto mesi fa, annunciando la sua candidatura. Cunial, rimasta fuori dalle politiche del 25 settembre, aveva già individuato nella provincia di Bolzano il suo fortino: un anno fa, tra le Alpi altoatesine, ottenne quasi l’8% al collegio uninominale di Bressanone e oltre il 6,5% a Bolzano. Tornando ai soggetti politici “tradizionali”, c’è stato un crollo per la Lega, che passa dall’11% della scorsa tornata al 3%. Forza italia e Movimento 5 stelle non superano la soglia di sbarramento e restano fuori dal Consiglio provinciale. Fratelli d’Italia elegge due consiglieri e diventa primo partito di lingua italiana, con il 6%. «Dal punto di vista politico è un insuccesso clamoroso per tutti i partiti di lingua italiana. Tutti pensavano di fare molto meglio e tutti invece abbiamo fatto male», afferma Christian Bianchi, unico eletto tra le file del Carroccio nel Consiglio di Bolzano. «Sono molto preoccupato dal grandissimo astensionismo da parte delle persone di lingua italiana della provincia che, purtroppo, non capiscono l’importanza o non riusciamo a fargli capire l’importanza di quanto sia vitale veramente garantirsi una rappresentanza».

La vittoria di Fugatti e la delusione dei 5 stelle

Mentre in Alto Adige l’eletto Kompatscher dovrà sciogliere, appunto, il rebus per formare una giunta, nella provincia di Trento gli incastri sono più semplici. Anche qui è stato riconfermato il presidente uscente, Maurizio Fugatti, le cui liste si avvicinano al 52% dei consensi. Esulta Matteo Salvini: «Vittoria in Trentino. Lega e lista civica del presidente prima forza politica con oltre il 20%, Fugatti confermato con larghissimo vantaggio». Su X, il segretario della Lega rivendica i successi anche nelle altre amministrazioni territoriali: «Lombardia, Lazio, Friuli-Venezia Giulia, Molise e ora provincia autonoma di Trento. Premiata nel 2023 la concretezza e la buona amministrazione del territorio con la Lega e il centrodestra». Mentre, alle 14 di oggi, 23 ottobre, sta per terminare lo scrutinio, è dato per irrecuperabile il distacco di oltre 20 punti percentuali tra Fugatti e il candidato del centrosinistra, Francesco Valduga. Il Movimento 5 stelle, che si è presentato da solo, come in provincia di Bolzano non è riuscito a entrare in Consiglio. Alex Marini, candidato alla presidenza, ha rilasciato una dichiarazione polemica nei confronti dei vertici grillini: «Evidentemente il lavoro fatto in questi ultimi cinque anni non è stato giudicato positivamente, non siamo stati capiti. Con ogni probabilità avremmo dovuto investire maggiormente nella campagna elettorale ed esigere una presenza più forte dei leader politici. Avremmo dovuto distinguerci per il simbolo e così non è stato».

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