L’agonia di Giulia Cecchettin colpita da oltre 20 coltellate, così ha provato a difendersi da Turetta: l’ipotesi della «crudeltà»

Saranno i risultati definitivi dell’autopsia sul corpo della 22enne a stabilire quali siano stati i colpi letali. Diverse le ferite sul corpo della ragazza, le più profonde alla base del collo

È durata circa mezz’ora l’agonia di Giulia Cecchettin, dopo essere stata colpita con violenza con diverse coltellate da Filippo Turetta, una ventina secondo il medico legale Antonella Cirnelli, dopo la prima ispezione esterna nel giorno del ritrovamento del corpo della ragazza. L’autopsia durata circa 12 ore guidata dall’anatomopatologo Guido Viel ha stabilito che la 22enne è morta per dissanguamento, con le ferite più profonde trovare alla base del collo. Anche se, spiega al Corriere uno degli esperti che ha partecipato all’esame autoptico: «La carotide e la giugulare sono però risultate integre».


Le coltellate

L’aggressione sarebbe avvenuta in tre atti, spiega Repubblica. Il primo nel parcheggio vicino a casa della ragazza alle 23.15 di sabato 11 novembre, poi alle 23.40 nella zona industriale di Fossò dove ci sarebbe stata la coltellata letale. E infine alle 23.50, quando Turetta inizia la sua fuga, dopo aver abbandonato il cadavere della ragazza nella scarpata vicino al lago Barcis. Giulia a Fossò aveva provato a difendersi, come indicherebbero le ferite trovate sulle mani e sulle braccia. Quando i due arrivano nella zona industriale di Fossò, lei tenta di scappare. E sarebbe stato in quel momento che Turetta l’ha inseguita e bloccata, sferrando i colpi che hanno lasciato le ferite più profonde e letali. La ragazza è caduta a terra, probabilmente battendo anche la testa. Ma a ucciderla non sarebbe stata quella caduta: per i medici legali la morte è avvenuta con maggiore probabilità per le ferite «da arma da taglio» con un solo coltello.


L’arma

Turetta aveva due coltelli con sé. Uno era stato trovato dove è avvenuta la prima aggressione, a circa 150 metri dalla casa di Giulia Cecchettin a Vigonovo. Si tratta di un coltello senza manico, con una lama di 21 sentimenti. L’altro di 12 centimetri era stato recuperato ancora nel marsupio di Turetta, quando è stato fermato in Germania.

I dubbi da risolvere

L’autopsia ha chiarito che Turetta non si sia accanito sul corpo della 22enne dopo la sua morte, stando all’assenza di «colpi post mortem». Escluso quindi il rischio che il ragazzo possa essere accusato di «vilipendio di cadavere». Ma restano in piedi i sospetti sulla premeditazione. E sull’aggravante della crudeltà, che dovrà essere accertata dal perito incaricato dalla procura di Venezia anche attraverso i risultati dalle Tac effettuata sul corpo della ragazza. Sarà la relazione del dottor Viel a chiarire l’esatta ora della morte, quanti colpi Turetta ha inferto alla vittima e quali sono stati letali.

Leggi anche: