Caso Giulio Regeni, si apre il processo: i quattro 007 egiziani rinviati a giudizio

Le accuse sono di concorso in lesioni personali aggravate, omicidio aggravato e sequestro di persona aggravato.

Il 20 febbraio 2024 si terrà la prima udienza, dopo lo sblocco della Consulta, sul caso della morte di Giulio Regeni, il ricercatore sequestrato, torturato e ucciso al Cairo nel 2016. La Presidenza del Consiglio è stata ammessa come parte civile nel procedimento a carico dei quattro 007 egiziani (finora mai comparsi): Tariq Sabir, Athar Kamel Mohamed Ibrahim, Uhsam Helmi e Magdi Ibrahim Abdelal Sharif. La decisione è stata presa dal gup di Roma che ha dato anche l’ok al rinvio di rinvio a giudizio avanzato dal procuratore aggiunto Sergio Colaiocco per gli imputati. Nei confronti degli imputati, a seconda delle posizioni, le accuse sono di concorso in lesioni personali aggravate, omicidio aggravato e sequestro di persona aggravato. Il 27 settembre scorso la Corte costituzionale aveva di fatto sbloccato il processo, accogliendo il ricorso del gup di Roma circa l’applicazione della riforma Cartabia che impediva di celebrare il dibattimento in contumacia se non si aveva la certezza che gli imputati – in questo caso gli agenti della sicurezza del Cairo – avessero ricevuto notifica del procedimento in corso nei loro confronti.


Il sit-in davanti piazzale Clodio

Presente fuori piazzale Clodio, dove in mattinata sono state distribuite rose gialle, anche la segretaria del Pd Elly Schlein: «Siamo qui per confermare la piena vicinanza alla famiglia di Giulio Regeni e non solo alla scorta mediatica che questa mattina è qui per seguire quello che speriamo essere finalmente la partenza di un processo che è stato molto atteso e a lungo ostacolato ma anche a quel popolo giallo che ha tenuto accesa l’attenzione in questi anni di mobilitazione fin dal febbraio del 2016», ha detto la dem che ha preso parte al sit-in all’esterno del Tribunale a Roma.


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