Gianluca Vacchi, gli ex collaboratori accusati di appropriazione indebita e autoriciclaggio: «Sottratto quasi 1 milione di euro»

La Procura di Tempio Pusania, nel Sassarese, ha chiesto il rinvio a giudizio per Pietro Oliva e la compagna Stefania Schirru

Con l’accusa di appropriazione indebita e autoriciclaggio, il pm Mauro Lavra della Procura di Tempio Pausania ha chiesto il rinvio a giudizio per due ex collaboratori dell’imprenditore bolognese Gianluca Vacchi. Secondo la Procura Pietro Oliva, 52 anni di Olbia, e la compagna Stefania Schirru, di 53, hanno trasferito dal conto di Vacchi a conti correnti, carte di credito e PostePay a loro intestate una cifra pari a 911 mila euro, in un periodo di tempo che va dal 2015 al 2020. L’imprenditore, assistito dal legale Gino Bottiglioni, si è costituito parte civile nel processo. L’udienza per decidere se andare a processo è stata fissata dal giudice Marco Contu al prossimo 24 febbraio 2024. Domenico Putzolu e Maria Caterina Pisano, che difendono la coppia di ex collaboratori, sostengono che i loro assistiti abbiano trasferito quelle somme per sostenere lo stile di vita di Vacchi. Secondo Oliva e Schirru, l’imprenditore e influencer non si rendeva conto a quanto ammontassero le spese quotidiane, e l’uso di altri conti correnti e altre carte di credito si era reso necessario per mantenere un certo ordine contabile e pagare quanto richiesto. Secondo gli ex collaboratori infatti, la cifra di 911mila euro è stata interamente impiegata per pagare quanto richiesto dal loro datore di lavoro.


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