Anthony Hopkins: «Oggi viviamo nel fascismo della cancel culture. Se dici qualcosa, sparisci»

L’attore e il suo nuovo film “One Life”. la storia offre a tutti la possibilità di imparare qualcosa

L’attore Anthony Hopkins torna nelle sale con One Life, la storia di Nicholas Winton. Il broker londinese nel 1938 ha salvato la vita a 669 bambini, quasi tutti ebrei, facendoli fuggire da Praga prima che arrivassero i tedeschi. Sir Anthony, che ha vinto due Oscar e ha 86 anni, parla con la Repubblica del suo nuovo film e della sua vita: «Due anni fa mi hanno offerto il ruolo. La sceneggiatura era bella, così semplice e diretta e il regista, James Hawes, straordinario. Ho detto sì, è stato un grande onore». Nel colloquio con Arianna Finos l’attore dice che la storia offre a tutti la possibilità di imparare qualcosa: «Questo è il problema che abbiamo oggi. Viviamo nella cultura del nuovo fascismo, della cancel culture. Non c’è più libertà di parola».


La libertà di parola

Secondo Hopkins «se dici qualcosa, sei cancellato. Le persone vivono nella paura. E questo richiama alla Germania nazista, ricorda l’Unione Sovietica e Stalin, il maccartismo americano. La dittatura del pensiero “giusto” è terribile». Il film deve diffondere un messaggio: «Se non ascoltiamo l’altro lato della storia siamo condannati per sempre». Dell’Olocausto Hopkins ha un ricordo molto chiaro: «Mio padre ci portò a una mostra fotografica a Leicester Square, ma non mi fecero entrare. Io e mamma aspettammo fuori, papà uscì e ci disse: “Non ci credereste, ci sono esseri umani che sono scheletri ambulanti”. Erano fotografie e filmati del campo di Bergen-Belsen. Quando la gente ha scoperto gli orrori era confusa, sconcertata dal fatto che qualsiasi nazione avrebbe potuto farlo, non solo la Germania. Succede quando consideriamo gli altri solo numeri. Il comandante di Auschwitz nell’autobiografia dice “stavo solo obbedendo agli ordini”».


Il presente

L’attore spiega il senso della sua speranza nel presente: «Viviamo in una società, in un mondo, virtuosi. La virtù di essere nel giusto, di una ideologia, di aver messo al potere un certo governo. Le persone che si attengono a questo standard dicono: “Ti sbagli, io sono nel giusto”. Ebbene, quella virtù è l’assassino. Basta guardare agli orrori degli ultimi cento anni. Milioni di russi massacrati da Hitler, Mao Zedong e la strada verso la grande utopia, un bagno di sangue». Poi dice che lui è così forte per «una particolare forma di auto tortura che ho subito molti anni fa. «Non sapevo molto e pensavo di sapere tutto. Un giorno mi sono avvicinato alla morte e sono cambiato, all’improvviso ho dato valore alla mia vita. E nel corso degli ultimi 50 anni ho cercato di concentrarmi per valorizzare ogni momento della vita».

«La recitazione? Divertitevi»

Hopkins dice che gli piace dire ai giovani di divertirsi: «Le persone mi fanno domande serie sulla recitazione: no, non è importante. È solo un intrattenimento decente, ed è possibile che invii qualche messaggio. Vivere è importante, ridere, rispettare gli animali, i bambini, ogni forma di vita. Nessuno di noi sa cosa c’è oltre la vita, l’ateo come il religioso. Ma preferirei scommettere sull’idea spirituale che forse c’è qualcosa, oltre questa strana illusione che chiamiamo vita. Come Socrate, so di non sapere nulla e mi godo tutto. Se c’è qualcosa dopo questa vita sarà meraviglioso, se non lo è, così sia».

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