L’addio di Paragone alla politica, strappo definitivo con Italexit: «Torno a fare il giornalista: non usate più il nome»

L’ex parlamentare M5s ha annunciato le «dimissioni irrevocabili» dal partito che ha fondato. E che ora non potrà più usare il suo nome per qualsiasi attività futura

Non è solo un addio al partito che lui stesso ha fondato, ma sembra proprio un ritiro dalla politica quello di Gianluigi Paragone. In una lunga lettera pubblicata sul sito di Italexit, Paragone annuncia le dimissioni da segretario «irrevocabili». Finisce dopo tre anni l’avventura di Paragone da leader politico. Nel 2020 era stato espulso dal M5s, con cui era entrato in Parlamento, dopo aver votato contro la Legge di Bilancio. Convinto No Green Pass e No Vax, ha fondato «Italexit con Paragone», poi diventato semplicemente Italexit a fine 2022, dopo diversi scontri interni sulla sua leadership.


Paragone ha ribadito che da ora in poi il partito non potrà più usare il suo nome e cognome per ogni tipo di attività. Sui motivi della rottura, lui stesso non si sbilancia: «Non c’è una sola ragione che può motivare una scelta così radicale. Ci si arriva perché il tempo fa maturare alcune idee e alcuni pensieri. Intanto avevo sempre detto che non sarei rimasto segretario a lungo: è giusto che altre persone si carichino l’impegno di elaborare, con rinnovato entusiasmo, tesi politiche. Penso che sia arrivato questo tempo: energie nuove per sfide da rilanciare a tempo pieno».


Paragone dice di voler tornare di fatto alle origini, quando cioè faceva il giornalista. Già direttore della Padania, poi vicedirettore di Libero e infine passato in Rai e su La7, dove ha condotto diversi programmi di approfondimento, Paragone dice che continuerà a elaborare il mio pensiero nelle vesti che mi sono più proprie, ossia quelle giornalistiche e di saggista. Avendo accresciuto il mio impegno professionale (com’era normale che fosse non volendo campare di politica), non intendo generare confusione nell’elettore, nel telespettatore e nel lettore laddove guardandomi o leggendomi possa pensare: parla il politico o il giornalista?».

L’addio quindi sarebbe totale e definitivo: «Ecco, anche nel massimo rispetto altrui, è giusto che io sciolga totalmente il mio rapporto con il partito. Che da questo momento in avanti non potrà più avvalersi del mio nome e del mio cognome per le proprie attività: questione di correttezza. Pertanto ho dato mandato affinché sul sito scompaiano i miei riferimenti personali così da non generare confusione; chiederò inoltre alle società di sondaggio di eliminare il mio cognome dal nome del partito. Sono stati anni di intense battaglie, che rifarei tutte. Per questo le tengo nella mia memoria e nel mio cuore. Grazie a tutti coloro che ci hanno dato fiducia e sostegno. A tutti auguro buona strada».

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