Fassino e il caso del duty-free shop, parla il suo legale: «Banale episodio trasformato in aggressione mediatica»

Le parole dell’avvocato del deputato Pd, fermato dai vigilantes con in tasca un profumo Chanel: «Un vero e proprio processo parallelo che trova come unica spiegazione il cognome noto del cittadino coinvolto»

«Un banale e increscioso episodio che avrebbe meritato un approfondimento pacato si sta clamorosamente trasformando in una aggressione mediatica, un vero e proprio processo parallelo che trova come unica spiegazione il cognome noto del cittadino coinvolto». A parlare è l’avvocato Fulvio Gianaria, legale di Piero Fassino, in merito all’accusa di furto contestata al parlamentare del Pd, sottolineando che «per questa ragione, d’accordo con Piero Fassino, rimando ogni commento alla futura piena lettura degli atti». Il deputato del Partito Democratico è stato fermato dai vigilantes con in tasca il profumo Chance di Chanel del valore di un centinaio di euro al duty free dell’aeroporto di Fiumicino. Secondo indiscrezioni l’ex sindaco di Torino non sarebbe nuovo a episodi, come quello di una decina di giorni fa, denunciato dai lavoratori in servizio allo scalo Leonardo da Vinci. E questo spiegherebbe perché è partita la denuncia dopo che Fassino si è offerto comunque di pagare il conto.


I fatti

L’ex sindaco di Torino sostiene di aver preso il profumo per la moglie, anche se quel giorno era diretto a Strasburgo per una riunione con alcuni parlamentari europei. I filmati delle telecamere di sorveglianza però lo smentiscono: nel video lo si vede mettersi in tasca il profumo senza avere il telefono tra le mani, come invece da lui sostenuto inizialmente. Il deputato sostiene di aver «semplicemente appoggiato la confezione di profumo nella tasca del giaccone, in attesa di andare alle casse» In quel momento, ha aggiunto, «si è avvicinato un funzionario della vigilanza che mi ha contestato quell’atto segnalandolo ad un agente di polizia. Certo non intendevo appropriarmi indebitamente di una boccettina di profumo». Fassino ha anche sostenuto che si era offerto subito di pagarla e di comprarne non una ma due, proprio per dimostrare la sua buona fede. Dopo l’invio dell’informativa la palla passerà ai magistrati. Toccherà alla Procura decidere se si è trattato di un tentativo di furto o meno.


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