«Squadra Fiore», la cellula segreta di funzionari dello Stato che scaricava e rivendeva documenti top secret su persone e imprese

Un’inchiesta di «Today» svela i traffici che avrebbero svolto per mesi insospettabili agenti, tra cui militari e esperti d’intelligence dello Stato

Altro che Pasquale Striano. Sarebbero molti di più, e insospettabili, i funzionari dello Stato che accedono a vario titolo alle banche dati riservate dello Stato per estrarne notizie riservate su persone o imprese da rivendere poi a clienti interessati, anche all’estero. Operazioni delicatissime, e gravissime, di cui dà conto oggi in un’inchiesta Today. Secondo il quotidiano online sarebbe attiva in particolare a Roma una sorta di cellula clandestina, di cui farebbero parte militari ed ex militari alle dipendenze della Presidenza del consiglio o del ministero della Difesa, dedita al furto e contrabbando di dati sensibili. «Squadra Fiore», è il nome che il gruppo si sarebbe dato, forse in omaggio al «fiore all’occhiello» che pensa di costituire all’interno delle istituzioni italiane. Ma il loro agire ha ben poco di romantico. Il giornalista Fabrizio Gatti lo ricostruisce sulla base della testimonianza di alcuni whistleblower, che hanno accettato di mostrare le prove degli atti criminogeni in cambio dell’anonimato. I funzionari attuali o passati dello Stato si collegherebbero alle banche dati riservate per scaricare documenti sensibili come le famigerate Sos, le segnalazioni di operazioni sospette dell’Unità di informazione finanziaria della Banca d’Italia, o le comunicazioni dello Sdi, il sistema d’indagine del ministero dell’Interno. Documenti che contengono informazioni riservate su cittadini comuni, come transazioni finanziarie, pernottamenti o spostamenti effettuati. E che entità sia italiane che straniere sono disposte a comprare – quando lo «schedato» è per qualsiasi ragione considerato d’interesse – decine di migliaia di euro.


Chi sono i membri della cellula

La squadra Fiore, che non avrebbe nulla a che fare con i traffici di Striano ora nella lente della procura di Perugia, costituisce secondo Today «una sorta di servizio segreto parallelo, al di fuori del controllo delle istituzioni». Non si conosce l’identità dei suoi membri, anche se le autorità giudiziarie potrebbero ora interessarsi alla vicenda e scoprirle. Ma il loro identikit di massima sì: si chiamano a vicenda, anche nella chat criptata dove comunicano, con soprannomi come Rosà (sarebbe il punto di riferimento del gruppo), Ciccio e Carlé. Vengono da centri d’expertise dello Stato come il Centro intelligence interforze del reparto informazioni e sicurezza della Difesa, l’Agenzia per la cybersicurezza nazionale o ancora le forze armate e dell’ordine. Questo per lo meno sarebbe l’apparente curriculum con il quale i membri della cellula criminale sono conosciuti nell’ambiente, tenuto conto che gli enti di appartenenza vanno considerati parte lesa nella vicenda. La squadra utilizza anche alcuni uffici coperti per gli incontri di coordinamento del caso. L’ultimo conosciuto, secondo l’inchiesta, ha sede in un lussuoso appartamento affacciato su piazza Bologna a Roma. Le riunioni sono gestite nella massima sicurezza e segretezza: le stanze sarebbero protette da un potente jammer, un disturbatore di frequenze «in grado di neutralizzare i telefonini dei presenti ed eventuali intercettazioni ambientali a distanza». La squadra Fiore disporrebbe anche di mezzi civetta per muoversi in tutta sicurezza, compresa un’auto blu con tanto di paletta bianca e rossa ministeriale.


La copertura per agire in Italia

Al centro dei loro traffici sarebbero in particolari informazioni riservatissime su imprese e imprenditori italiani. Dossier per i quali clienti italiani e stranieri sono disposti appunto a sborsare somme ingenti. I membri della squadra Fiore non si presenterebbero però come dipendenti o ex dipendenti dello Stato, ma come consulenti investigativi, che agirebbero per una misteriosa rappresentanza a Roma della Lower Manhattan, società americana di investigazioni. Che non sembra però esistere, né in Italia né tanto meno negli Usa. americana che avrebbe sede nella Lower Manhattan a New York. Di questo però, nessuno pare essersi accorto, o se così è stato s’è ben guardato sin qui dal denunciarlo. Neppure una prestigiosa società francese di intelligence che con il gruppo Fiore avrebbe siglato un accordo per reperire informazioni riservate su un centinaio di uomini d’affari del valore di 250mila euro. Tutto nell’ombra, sino ad oggi.

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