Dossieraggio, il magistrato Cantone sotto sorveglianza. Il pg Sottani: «Non è una censura»

Le dichiarazioni dopo il comunicato diramato dallo stesso Sottani che ha attivato «le proprie funzioni di sorveglianza sull’attività dei magistrati requirenti»

La gestione dell’inchiesta sui presunti dossieraggi da parte del procuratore di Perugia Raffaele Cantone – titolare dell’ufficio che indaga su Pasquale Striano – finisce nel mirino del procuratore generale del capoluogo umbro, Sergio Sottani. La procura ha infatti «attivato le proprie funzioni di sorveglianza sull’attività dei magistrati requirenti del distretto al fine di acquisire ogni elemento utile per consentire, eventualmente, agli organi istituzionalmente competenti, di far piena luce sui fatti circostanziatamente segnalati», si legge nel comunicato stampa diramato ieri. La decisione è stata presa da Sottani dopo che «sono comparsi sugli organi di informazione degli articoli in cui si riporta il contenuto di interlocuzioni che sarebbero state intrattenute, all’interno della Procura della Repubblica di Perugia, tra un funzionario di cancelleria, sottoposto a procedimento penale per accesso abusivo a sistema informatico, ed alcuni magistrati dello stesso ufficio perugino».


E oggi, martedì 12 marzo, Sottani torna sulla vicenda, sottolineando come l’attivazione delle sue «funzioni di sorveglianza» non devono essere viste come «una censura» a Raffaele Cantone. Lo ha detto lo stesso procuratore generale di Perugia parlando con Repubblica. L’obiettivo, per il pg, è quello di «acquisire informazioni e, se opportuno, sottoporre la vicenda al Consiglio Superiore della Magistratura», ha aggiunto Sottani. Con queste parole, il magistrato ha così negato che ci siano attriti all’interno della Magistratura democratica. «Non è così», ha ribadito il pg. «La mia attività – ha sottolineato al quotidiano – è anche a tutela della procura. Era doveroso comunicare che vigilerò perché le informazioni sull’indagine siano tracciabili, cioè veicolate con comunicati, conferenze stampa, audizioni». Lo scopo del comunicato, precisa ancora, «è stato quello di dare un segnale di tranquillità alla procura, il cui lavoro è stato oggetto di polemiche esterne. Per far vedere quindi che c’è un organo che controlla».


Le audizioni di Cantone e Melillo

Nei giorni scorsi sia il magistrato Cantone che il procuratore della Pna, Giovanni Melillo sono stati ascoltati dalla Commissione parlamentare antimafia e dal Copasir, su loro richiesta, e hanno delineato un quadro «inquietante» con numeri «mostruosi» e «ben più ampi di quelli circolati finora». E per Sottani, l’audizione congiunta, i cui contenuti sono finiti subito sui giornali, è stata «inusuale». Parola, questa, precisa ancora il pg a Rep, che non voleva significare «irrituale o anomalo», ma «inedito» che due magistrati in ruoli così apicali avessero chiesto l’audizione a seguito di circostanze gravi. Le dichiarazioni di Cantone, così come sono state riportate dai media, stando alla nota, potrebbero avere violato «il rispetto della presunzione di innocenza». «Lo stato attuale delle indagini – si legge nella nota -, complesse ed articolate oltre che estremamente delicate, è stato delineato dal procuratore di Perugia nel corso delle pubbliche audizioni. Anche sul punto, l’attività di vigilanza sui rapporti con gli organi di informazione dei Procuratori del distretto impone a questo procuratore generale di verificare il corretto bilanciamento tra il doveroso diritto dell’opinione pubblica a essere informata nella fase delle indagini ed il rispetto della presunzione di innocenza».

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