Il «diario» di Striano e la sua mossa di aprire «il verminaio» dei dossier, lo sfogo del finanziere: «Ho fatto il mio lavoro, parlerò al giudice»

Il caso del presunto dossieraggio è esploso soprattutto perché il finanziere ha deciso di svelare tutte le sue ricerche per la Direzione nazionale antimafia. Perché traballa la teoria sui mandanti

Sarebbe stato lo stesso finanziere Pasquale Striano a voler scoperchiare il «verminaio» denunciato dal procuratore di Perugia Raffaele Cantore. Perché lo abbia fatto è ancora tutto da capire. Come racconta in un retroscena sul Corriere della Sera Giovanni Bianconi, due mesi prima che scattassero le perquisizioni su telefoni e computer usati dal finanziere il 10 marzo 2023, il caso in mano alla procura di Roma stava per concludersi in un sostanziale silenzio. Dopo l’esposto del ministro della Difesa, Guido Crosetto, il 31 ottobre 2022 per gli articoli del quotidiano Domani, con dettagli sui suoi patrimoni, la procura di Roma individua in tre settimane chi ha fatto gli accessi alla banca dati dell’Agenzia delle Entrate. Gli inquirenti romani chiedono informazioni su Striano al procuratore della Dna Antonio Laudati, e nel giro di un mese finiscono gli accertamenti. Striano sta per ricevere l’avviso di conclusione delle indagini, a cui seguirà la richiesta di rinvio a giudizio. Ma prima in procura decidono di convocare l’indagato per sentire la sua versione dei fatti.


La svolta arriva quando a gennaio 2023 Striano non sceglie la via apparentemente più breve. Il finanziere avrebbe potuto avvalersi della facoltà di non rispondere. Al massimo era disposto a dare indicazioni sulla vicenda relativa alle ricerche sul ministro Crosetto. E probabilmente, ipotizza il Corriere, sarebbe andato incontro a un inevitabile rinvio a giudizio e possibile condanna. Di certo non ci sarebbe stato il caso che tiene banco ormai da giorni. Striano invece parla, risponde agli inquirenti e rivela che da anni svolge interrogazioni «ad ampio raggio» su ordine del pm responsabile del suo ufficio, come da prassi, in cerca di Segnalazioni di operazioni sospette (Sos). È in quell’occasione che Striano consegna una sorta di «diario», in cui sono elencati tutti i suoi accessi alle varie banche dati.


Dopo che i pm di Roma chiedono chiarimenti a Laudati, il caso diventa quello che oggi conosciamo, con il passaggio del fascicolo da Roma a Perugia. Sentito da Cantone, Laudati negherà la versione di Striano, per quanto poi emerga che alcune ricerche senza giustificazioni apparenti sarebbero state svolte con la complicità del magistrato. Striano viene convocato a Perugia il 28 febbraio per essere nuovamente interrogato, ma stavolta non si presenta in attesa della conclusione delle indagini. Alla redazione del Giornale, il finanziere avrebbe mandato un messaggio che sembra chiarire quali siano le sue intenzioni e quanto inizi a traballare la tesi dei mandanti dietro le sue ricerche: «Risponderò davanti a un giudice, poi vedrai che succederà. Ho fatto il mio lavoro con dignità e professionalità assoluta e con i miei metodi, non quelli dei burocrati».

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