Autovelox non idonei, tutte le multe da annullare: la sentenza della Cassazione che fa tremare il Veneto

La paura di Anci regionale: casse vuote

Così come un battito d’ali di farfalla può provocare una tempesta dall’altra parte del mondo, la sentenza della Corte di Cassazione sugli autovelox può scatenare un effetto domino in Veneto. Facendo cancellare migliaia di sanzioni. Il Palazzaccio ha accolto l’opposizione di un avvocato per una multa sostenendo che gli autovelox dovrebbero essere autorizzati e anche omologati. Ma gran parte di quelli veneti, come quello di Treviso, non hanno l’omologazione. E quindi chiunque prenda una multa può adire al giudice di pace per farsela annullare. E se l’autovelox che l’ha fatta comminare è solo autorizzato ma non omologato può vincere e riavere indietro i soldi.


Un problema di cassa

Il tutto potrebbe generare un problema di cassa per i comuni, soprattutto quelli più piccoli. «Dal 2020 il ministero ha fatto solo autorizzazioni, ritenendo equivalenti ai fini sanzionatori le due procedure», spiega al Corriere del Veneto il direttore dell’Anci locale Carlo Rapicavoli. «I comuni, legittimamente, si sentivano in regola data l’indicazione dei ministri competenti. Ma la recente sentenza smentisce l’interpretazione sempre sostenuta dal ministero». La riforma promossa da Salvini parificava le due procedure. Ma poi questa parte è stata rimossa dal testo. Secondo i dati 2022 su 2,7 miliardi totali di multe pagate dagli automobilisti, 51 milioni veniva dal Veneto e 16 si incassavano con i velox. Treviso incassa 4 milioni ogni anni.


La multa in tangenziale

Il caso su cui ha deciso il Palazzaccio riguarda un avvocato che correva a 97 chilometri orari con il limite a 90 in tangenziale. Il giudice di pace e quello ordinario avevano accolto la tesi del legale sull’autorizzazione e l’omologazione. Il comune ha fatto ricorso in Cassazione. La sentenza impugnata ha operato una distinzione tra i due procedimenti. L’approvazione non richiede la comparazione del prototipo con caratteristiche ritenute fondamentali o con particolari prescrizioni, mentre l’omologazione autorizza la riproduzione in serie di un apparecchio testato in laboratorio», hanno scritto i giudici.

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