Proteste pro-Gaza nelle università Usa, il Wsj rivela: «Così gli studenti sono stati preparati mesi prima dagli attivisti»

Gli amministratori universitari ora temono che da qui in avanti le prossime lauree potrebbero essere interrotte dai manifestanti

Ci sono mesi di formazione e pianificazione da parte di attivisti e gruppi di sinistra dietro le proteste pro-Palestina scoppiate nelle università americane. È quanto rivela il Wall Street Journal, mettendo in luce come le manifestazioni che stanno agitando gli atenei statunitensi non siano state improvvisate. Nei mesi precedenti agli accampamenti dentro la Columbia University, gli studenti hanno iniziato a consultarsi con gruppi come gli Studenti Nazionali per la Giustizia in Palestina (National Students for Justice in Palestine), veterani delle proteste nei campus ed ex studenti vicini al movimento delle Pantere Nere. Hanno, inoltre, svolto una serie di ricerche per prepararsi. «Abbiamo preso appunti dai nostri anziani, abbiamo dialogato con loro e analizzato come l’università ha risposto alle precedenti proteste», racconta Sueda Polat, studentessa laureata e una delle organizzatrici dell’accampamento pro-Palestina.


Gli Studenti Nazionali per la Giustizia in Palestina

Il gruppo degli Studenti Nazionali per la Giustizia in Palestina, spiega il Wsj, esiste da circa una ventina di anni, è molto diffuso negli Stati Uniti e ha contribuito a organizzare accampamenti o occupazioni delle sedi universitarie. E sulle loro pagine social incoraggiano gli studenti in protesta diffondendo i video degli accampamenti, oltre a fornire una serie di consigli utili per affrontare in sicurezza le manifestazioni. Le proteste negli atenei americani stanno generando tensioni da settimane. E gli ultimatum dei vertici universitari sono serviti a ben poco. Durante gli accampamenti alla Columbia, era stato dato l’annuncio che chi era lì non avrebbe potuto «completare il semestre o laurearsi». Minacce a cui gli studenti hanno risposto occupando l’edificio. Gli scontri si sono poi allargati anche a Los Angeles. Gli amministratori universitari ora temono che da qui in avanti le prossime lauree potrebbero essere interrotte dai manifestanti.


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