Superbonus, le nuove regole: cosa succede alle detrazioni e alle ristrutturazioni e chi si salva dalla stretta

Le ultime notizie sul voto in commissione finanze. Il calendario per gli sconti fiscali e la detraibilità obbligatoria

Il via libera allo spalma-crediti in commissione finanze sembra aver chiuso la lite nella maggioranza per il Superbonus. L’emendamento porta a una stretta per le banche sulle compensazioni dei crediti da bonus edilizi. E introduce anche l’obbligo di spalmare in dieci anni le detrazioni. La norma vale anche per il Sisma Bonus e per il bonus barriere 75% per le spese sostenute nel 2024. Il decreto legge 39/2024 deve essere convertito entro il 29 maggio. La norma, spiega oggi il Corriere della Sera, esclude però esplicitamente coloro che hanno acquistato i crediti attraverso sconti in fattura o cessioni successive. L’allungamento a 4-5 o a dieci anni non toccherà le banche e le imprese che hanno acquistato i crediti fiscali, ma soltanto i contribuenti che li utilizzano nelle loro dichiarazioni dei redditi senza averli mai ceduti.


La detraibilità obbligatoria

Le nuove regole dicono che saranno detraibili in 10 anni le detrazioni superbonus relative alle spese sostenute a partire dal periodo d’imposta in corso alla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto, e quindi negli anni 2024 e 2025. La legislazione vigente prevede la fruizione per tali detrazioni in 4 rate con un’aliquota pari al 70% per il 2024 e al 65% per l’anno 2025. Considerate le detrazioni fruibili per il 2024-2025 sono pari a circa 12 miliardi di euro. In più, dal primo gennaio 2025 alle banche sarà vietato compensare i crediti di imposta derivanti dai bonus edilizi con i contributi previdenziali, assistenziali e coi premi per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali. Il Fisco recupererà il credito compensato e comminerà una sanzione.


Chi si salva dalla stretta

I contribuenti che hanno fruito dei bonus edilizi sotto forma di detrazione Irpef, non potranno scegliere la cessione del credito per le rate residue non fruite. Il Messaggero spiega oggi che la stretta non si applica alle imprese, a partire da quelle che hanno effettuato i lavori in base allo sconto in fattura. Non si applica nemmeno alle imprese che hanno in pancia i crediti. Poste Italiane ne ha per 8,3 miliardi e ne ha utilizzati 1,7. Potrà continuare a compensare i crediti fiscali anche con i contributi Inps e Inail. Le società che vogliono acquistare altri crediti non potranno usarli immediatamente in compensazione ma dovranno spalmarli su sei anni.

Le detrazioni ordinarie per i lavori di ristrutturazione

A partire dal 2028 la detrazione ordinaria per i lavori di ristrutturazione scende dal 36 al 30%. Anche se da anni lo sconto fiscale applicato è del 50%. Si tratta di una norma che serve a combattere i lavori in nero. L’emendamento lascia presupporre che a partire dal 2025 si tornerà alla detrazione ordinaria del 36% per poi scendere tra tre anni. Infine, i condomini che hanno approvato i lavori entro novembre 2022 e non li hanno ancora conclusi potranno proseguire con la detrazione del 70% potendo ancora utilizzare lo sconto in fattura. A patto che trovino banche o imprese pronte ad accoglierlo.

Il calendario

Il Sole 24 Ore aggiunge che il calendario per l’utilizzo degli sconti fiscali si allunga a 10 anni per le detrazioni delle spese 2024. Esclude i crediti d’imposta (diventati ora però largamente minoritari dopo che il testo originario del decreto legge 39/2024 li ha bloccati nei casi in cui non fossero già state certificate spese al 30 marzo scorso). Sul terreno dei crediti d’imposta interviene invece la norma pensata per sanzionare banche, assicurazioni e soprattutto le società finanziarie che hanno speculato acquistandoli a un prezzo inferiore al 75% del loro valore nominale. In questo caso l’arco temporale di utilizzo sarà allungato a sei anni

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