Tende pro-Gaza nelle università. Dalle lotte del ’68 a Occupy Wall Street, l’«Acampada» come simbolo di protesta

Continuano ad aumentare gli accampamenti negli atenei italiani ed esteri: cosa rappresentano e in quali rivendicazioni sono stati utilizzati

Negli Stati Uniti, nel Regno Unito e ora in Italia. Le università sono diventate l’epicentro delle proteste studentesche in solidarietà con la Palestina e per chiedere di fermare le collaborazioni con il mondo accademico israeliano. Sempre più rettori si ritrovano i propri studenti a piazzare decine e decine di tende, trasformando così i cortili degli atenei in veri e propri accampamenti, noti come «Acampada». Questa forma di protesta è stata lanciata nel nostro Paese dal gruppo italiano Giovani Palestinesi e ha coinvolto città come Milano, Bologna, Torino, Genova, Pisa, Padova e Siena, tra altre. Tanto da attirare l’attenzione del governo che lunedì ha svolto una riunione del Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica, che ha visto la partecipazione del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, quella dell’Università Anna Maria Bernini, il vicepresidente della Crui e i vertici di polizia e intelligence. Gli accampamenti nei nostri atenei come forma di protesta è una scelta che nasce sulla scia di quelli sviluppatisi in numerose università statunitensi che hanno ispirato mobilitazioni simili anche in Canada, Messico, Francia, Spagna e Germania.


La persistenza delle tende come simbolo di determinazione

Questi accampamenti spesso diventano centri di attività politica e sociale: creano spazio per discutere, condividere idee e far sentire la propria presenza in modo pacifico, ma persistente. Chiunque entri nelle università non può fare a meno di vedere e passare tra le tende di protesta. Gli accampamenti diventano così simboli di resistenza e di presenza continua nel luogo di protesta, consentendo agli attivisti di rimanere per periodi prolungati fino a quando non vengono soddisfatte le loro richieste o quantomeno finché non si raggiunge un accordo con le istituzioni. Questa forma di protesta è il continuo di una lunga tradizione che ha utilizzato gli accampamenti come simboli di resistenza e lotta per la giustizia sociale e politica.


Gli altri accampamenti della storia

Guardando alla storia recente, un esempio significativo è stato il movimento «Occupy Wall Street» del 2011, dove i manifestanti allestirono tende e accampamenti al Zuccotti Park, a pochi passi dalla Borsa di New York per protestare contro il potere finanziario delle grandi aziende, la sperequazione sociale e le disuguaglianze economiche. Lo stesso anno spuntavano tende in piazza anche in Egitto, in piazza Tahrir al Cairo, per chiedere le dimissioni di Mubarak. Soldati e polizia appiccarono il fuoco alle tende di protesta. Un salto più indietro nella storia riporta al movimento dei diritti civili negli Stati Uniti degli anni ’60, dove le tende vennero utilizzate come simbolo di protesta. In particolare, venne organizzata la Poor People’s Campaign che nel 1968 lottò per ottenere giustizia economica per i poveri negli Stati Uniti. I manifestanti allestirono un campo di protesta con almeno 3mila persone nel National Mall, una grande area con parco situata a Washington. Protesta che prese il nome di «Resurrection City». Anche le proteste studentesche in Cina del 1989 in Piazza Tienanmen videro una serie di accampamenti contro il governo cinese e per chiedere più democrazia.

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