Calcio, la Palestina chiede alla Fifa di sospendere Israele dalle competizioni. Infantino: «Aspettiamo parere legale»

La decisione sarà presa entro il 20 luglio. La Federcalcio di Tel Aviv descrive l’iniziativa come un «tentativo cinico di danneggiare le proprie squadre»

A Bangkok, in Thailandia, è in corso il congresso della Fifa. Tra la notizia dell’assegnazione del Mondiale femminile al Brasile e la relazione del presidente Gianni Infantino, è stata ribadita la richiesta dalla Federcalcio palestinese che farà discutere. Il numero uno dell’organizzazione, Jibril Rajoub, ha chiesto la sospensione «immediata» di Israele dalla Fifa. Adesso «la palla è nel tuo campo», ha detto Rajoub a Infantino, il quale ha fatto sapere che l’organo internazionale del calcio prenderà una decisione entro il 20 luglio e terrà una sessione straordinaria del suo consiglio direttivo, al fine di esaminare gli elementi giuridici del caso. A tal proposito, Infantino ha specificato che l’organo si avvarrà di una consulenza legale. Nel frattempo, è arrivato il biasimo della Federcalcio di Tel Aviv, che ha definito la richiesta palestinese un «tentativo cinico» di «danneggiare il calcio israeliano».


La prima volta che la proposta di esclusione era stata avanzata dai palestinesi risale allo scorso aprile. Le motivazioni a sostegno? Le violazioni dei diritti umani nella Striscia di Gaza. Anche la Giordania si è accodata alla richiesta della Palestina. Infantino, rivolgendosi alla platea, ha ribadito che «il calcio non deve e non dovrebbe mai diventare ostaggio della politica e resta sempre un vettore di pace, una fonte di speranza, una forza positiva che unisce la gente anziché dividerla». Ad ogni modo, sarà il consiglio direttivo della Fifa a emettere la sentenza definitiva, basandosi sul parere degli esperti legali indipendenti che «analizzeranno e valuteranno le richieste, garantendo che gli statuti e i regolamenti della Fifa siano applicati nel modo corretto al fine di garantire un processo equo e appropriato».


La dichiarazione di Rajoub (Federcalcio palestinese)

«Quanto ancora dovrà soffrire la famiglia del calcio palestinese affinché la Fofa agisca con la stessa severità e urgenza come ha fatto in altri casi? La Fifa considera alcune guerre più importanti di altre e alcune vittime più significative? Vi chiedo di stare dalla parte giusta della storia. La sofferenza di milioni di persone, tra cui migliaia di calciatori, merita altrettanto. Se non ora, quando? Signor presidente – Infantino -, la palla è nel suo campo».

La risposta di Moshe Zuares (Federcalcio israeliana)

«Sette mesi dopo quel terribile giorno – il 7 ottobre 2023 -, quando le partite di calcio non possono essere giocate in gran parte di Israele, nel nord e nel sud, e più di 130 israeliani sono ancora detenuti a Gaza, è un’ingiustizia che anche in queste circostanze ci troviamo a lottare per i nostri diritti fondamentali, il diritto di far parte del gioco. Siamo di fronte a un tentativo cinico, politico e ostile da parte dell’associazione palestinese di danneggiare il calcio israeliano. Niente mi renderà più orgoglioso che guidare, in futuro, quando l’atmosfera sarà giusta, una squadra israeliana in una partita amichevole contro i palestinesi. Ciò contribuirà sicuramente a un futuro migliore per entrambi i popoli. La mia mano è sempre tesa, anche se l’altra rimane serrata».

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