Crisi abitativa, gli under 40 scelgono l’affitto e quasi uno su due vivrebbe in cohousing – La ricerca

Secondo l’indagine, realizzata dal Politecnico di Torino con il supporto di Fondazione Cariplo, il primo fattore che fa propendere per l’affitto è «la precarietà economica e lavorativa, che incide nella scelta per il 42%» degli intervistati

Comprare la casa è stato, per decenni, l’obiettivo della maggior parte dei giovani che, dopo aver trovato lavoro stabile, potevano iniziare a pensare al futuro con una buona dose di stabilità. Stabilità occupazionale, ma anche di luogo dove trascorrere la propria vita. Oggi le prerogative sono cambiate: l’incertezza lavorativa, probabilmente, è il primo elemento che ha fatto scalare dalla lista delle priorità il possesso di un immobile. E se è vero che la proprietà di un immobile viene vista da tanti come irraggiungibile, è altrettanto vero che anche le abitudini sono mutate: la predisposizione al trasferimento, in un mondo dove le distanze sono colmabili dalla rete di trasporti e di comunicazione, è cresciuta. Ma non è su quest’ultimo aspetto che si concentra il rapporto Collaborare e abitare. Il diritto alla casa nelle metropoli per le nuove generazioni. Realizzato dalla ricercatrice Silvia Cafora del Politecnico di Torino, con il supporto di Fondazione Cariplo, l’indagine si è posta l’obiettivo di «esplorare l’attuale situazione abitativa e le eventuali cause di disagio e insoddisfazione da essa derivanti» degli under 40.


La precarietà fa svanire il sogno della casa

Sono 500 i giovani intervistati, il 62% donne e il 38% uomini, per l’86% nati in Italia da famiglie italiane. Tutti vivono in affitto e hanno un’età compresa tra i 23 e i 40 anni. Lo studio – si legge nel comunicato di Cariplo – ha permesso «di valutare il ruolo giocato dal lavoro nella scelta del luogo in cui vivere, di indagare l’immaginario dei giovani relativamente alla casa e l’importanza attribuita alla presenza e alla qualità di specifiche caratteristiche, misurando il loro grado di interesse verso modelli abitativi alternativi, basati su coabitazione, condivisione degli spazi e collaborazione tra le persone». Ne emerge che il trend di mobilità giovanile, in Italia, è crescente. A ciò è strettamente correlata la predilezione per le locazioni, anziché per il possesso degli immobili. Ma il primo fattore che fa propendere per l’affitto è «la precarietà economica e lavorativa, che incide nella scelta di affitto per il 42%» degli intervistati.


Abitare in modo collaborativo

«Fino a pochi decenni fa le persone abitavano una o due case in tutta la vita, quella della famiglia di origine e quella della famiglia di “destinazione”. Oggi pensare che si possa cambiare modo di abitare in relazione alle diverse fasi della vita non è più così eccezionale», rileva il report. La metà degli intervistati ha cambiato città di residenza negli ultimi dieci anni, mentre il 70% ha traslocato in un altro centro urbano almeno una volta nella vita. C’è poi un’altra specificità che si delinea nelle scelte abitative dei ragazzi. Viene definito «un modo di abitare fluido». Quasi un under 40 ogni tre, il 41% del campione, guarda con interesse al cohousing, ovvero alle modalità abitative collaborative. Si tratta di abitazioni private, in cui sono presenti anche ampi spazi e servizi comuni, condivisi tra i residenti dell’intero edificio. Infine, il 32% degli under 40 a cui è stato somministrato il sondaggio afferma di considerare la possibilità di vivere in una casa in affitto con un progetto collaborativo, mentre il 38% in una casa di proprietà con un progetto collaborativo».

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