La notifica di querela “notturna” a Massimo Giannini e il fermo di tre giornalisti a Roma, le opposizioni contro Piantedosi: «Venga in aula a chiarire»

Filippo Sensi (Pd) ed Enrico Costa (Azione) hanno depositato due interrogazioni per chiedere chiarezza sugli episodi che nei giorni scorsi hanno fatto indignare il mondo dell’informazione

Prima il fermo e l’identificazione di tre cronisti a Roma, poi la querela per diffamazione recapitata alle 4 di notte a Massimo Giannini, editorialista di Repubblica. Filippo Sensi, senatore del Partito democratico, ha presentato un’interrogazione al ministro dell’Interno Matteo Piantedosi per fare chiarezza sui due casi che da giorni agitano il mondo dell’informazione italiana. Il parlamentare dem parla di «ennesimo caso di intimidazione nei confronti dei giornalisti» e chiede a Piantedosi se davvero può «affermare l’inesistenza – negata dai fatti – di procedure volte a identificare i giornalisti che documentano episodi di cronaca, impedendo loro il diritto e il dovere di svolgere liberamente la professione», come previsto dalla Costituzione italiana. Sensi chiede poi al ministro dell’Interno se sono state adottate «misure sanzionatorie» nei confronti degli agenti di polizia coinvolti nei due casi sopra citati.


Il fermo di tre giornalisti a Roma

Il primo episodio, tra i più recenti, che ha fatto indignare il mondo dell’informazione avviene il 23 maggio scorso. Tre giornalisti – il fotoreporter del Corriere della Sera Massimo Barsoum, la giornalista del Fatto Quotidiano Angela Nittoli e il giornalista di La7 Roberto Di Matteo – vengono fermati dalla polizia mentre sono diretti a seguire un blitz degli attivisti di Ultima Generazione a Roma. I tre si identificano subito come giornalisti e mostrano agli agenti documenti di identità e tesserini professionali. Ciononostante, vengono portati al commissariato di Castro Pretorio, dove restano per oltre un’ora in camera di sicurezza. «A me personalmente una cosa così non era mai successa. E sono vent’anni che faccio questo lavoro», ha spiegato a Open Angela Nittoli, uno dei tre giornalisti fermati.


La querela “notturna” a Giannini

Il secondo episodio contestato da sindacati e organi di categoria riguarda Massimo Giannini, ex direttore della Stampa, ora editorialista di Repubblica. «Due mesi fa, a Milano, reduce da una puntata di Fabio Fazio nella quale avevo dato dei giudizi critici rispetto a questa maggioranza, sono andato a dormire in hotel e alle 4 di notte mi hanno svegliato 4 agenti della polizia per notificarmi una querela per diffamazione», ha raccontato il giornalista ospite del programma Otto e Mezzo. Quando Giannini ha chiesto spiegazioni sulla necessità di notificare la querela nel cuore della notte, gli agenti gli hanno risposto che «è la prassi».

Le critiche delle opposizioni

Questi episodi hanno suscitato critiche non solo dal mondo dell’informazione, ma anche dai principali partiti di opposizione. Oltre a Filippo Sensi, anche Enrico Costa, deputato di Azione, ha presentato un’interrogazione ai ministri Nordio e Piantedosi affinché facciano chiarezza su quanto accaduto. In riferimento al caso che ha coinvolto Massimo Giannini, Costa parla di un episodio «incomprensibile e ingiustificabile». E ricorda che le notifiche burocratiche, salvo casi particolari, dovrebbero essere eseguite tra le 7 e le 20, non in piena notte. Ancora più duri Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli, portavoce di Alleanza Verdi-Sinistra, con il primo che definisce «insostenibile» il comportamento delle forze dell’ordine e il secondo che parla di «Stato di Polizia, simile a quello dei regimi».

In copertina: Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, 13 Maggio 2024 (ANSA/Matteo Bazzi)

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