Strage di civili a Rafah, Netanyahu: «Un tragico incidente di cui rammaricarsi». L’Onu chiede un’indagine approfondita

Il bilancio è di almeno 45 morti e 200 feriti. Ucciso un soldato israeliano al valico con l’Egitto

È di almeno 45 morti e 200 feriti, in gran parte civili, il bilancio dell’attacco israeliano su Rafah, la città più a Sud della Striscia di Gaza. Le cifre sono state divulgate dal ministero della Sanità della Striscia, dai media palestinesi, ma anche da ong internazionali come Medici senza frontiere. Quest’ultima sta cercando di soccorrere le vittime dell’attacco aereo israeliano sulla città di Rafah. I missili sono stati lanciati su un’area umanitaria dove risiedono, nelle tendopoli, migliaia di sfollati palestinesi. Diverse persone, come mostrano i video ripubblicati anche dai media internazionali, sono morte bruciate nelle tende. Le forze armate israeliane – l’Idf – rivendicano l’azione militare e, riguardo alle vittime civili, parlano di «incidente in fase di revisione». L’area colpita si trova a 2 chilometri a Nord-Ovest del centro di Rafah: si tratta del quartiere quartiere Tal al-Sultan che era stato designato proprio da Israele come «zona umanitaria», quindi escludendola – una ventina di giorni fa – dalla lista di territori da evacuare. Nel pomeriggio di oggi, lunedì 27 maggio, un soldato egiziano è stato ucciso e altri sono rimasti feriti in uno scontro a fuoco scoppiato al valico di Rafah.


Netanyahu: «Un tragico incidente»

Durante un incontro con alcune famiglie degli ostaggi israeliani, il premier Benjamin Netanyahu ha parlato della strage di civili al campo profughi come di un «tragico incidente di cui rammaricarsi». Questa mattina, mentre le fiamme dell’incendio divampato nella tendopoli a Rafah ancora ardevano, l’Idf ha spiegato che l’attacco è stato motivato dall’uccisione due esponenti di Hamas. Si tratterebbe di «Yassin Rabia, comandante della leadership di Hamas in Cisgiordania, e Khaled Nagar, un alto esponente della fazione sempre in Cisgiordania». Il portavoce militare, inoltre, ammette di essere a conoscenza di «rapporti che a seguito dell’attacco e dell’incendio scoppiato, diversi civili nella zona sono rimasti feriti e che l’incidente è in esame». Spiegazione che le ong che lavorano a Rafah ritengono inaccettabile. Ad esempio, Gaia Giletta, infermiera di Medici senza frontiere che opera in un ospedale della città di frontiera, afferma: «Siamo inorriditi, quello che è successo dimostra ancora una volta che nessun luogo è sicuro nella Striscia».


Il comunicato di Hamas: «È un massacro»

Mentre la Mezzaluna rossa afferma di aver registrato un numero elevato di feriti e avverte che gli ospedali non sono in grado di gestire la situazione, Hamas dirama un suo comunicato. «Alla luce dell’orribile massacro sionista commesso ieri sera dall’esercito criminale di occupazione contro le tende degli sfollati, invitiamo le masse del nostro popolo in Cisgiordania, a Gerusalemme, nei territori occupati e all’estero a sollevarsi e marciare con rabbia contro il massacro sionista in corso contro la nostra gente».

L’Onu chiede un’indagine

Sulla strage di civili a Rafah è intervenuto anche l’Onu, che chiede a Israele di avviare al più presto un’indagine «approfondita e trasparente» su quanto accaduto. «Condanno gli attacchi aerei israeliani della scorsa notte che hanno colpito le tende degli sfollati. Anche se l’Idf ha detto di aver colpito un’installazione di Hamas e di aver ucciso due militanti del gruppo durante gli attacchi, sono profondamente turbato dalla morte di così tante donne e bambini», ha commentato Tor Wennesland, coordinatore speciale delle Nazioni Unite per il processo di pace in Medio Oriente. Wennesland ha ribadito quindi l’appello lanciato da Antonio Guterres, segretario generale dell’Onu, per un cessate il fuoco immediato e per il rilascio immediato e incondizionato di tutti gli ostaggi.

In copertina: L’area del campo profughi di Rafah colpita dai raid israeliani, 27 maggio 2024 (EPA/Haitham Imad)

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