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Ilaria Salis parla dai domiciliari: «Mi batterò contro le destre radicali. Vi spiego perché mi sono candidata» – Il video

06 Giugno 2024 - 16:26 Redazione
L'attivista 39enne, candidata per Avs alle Europee, pubblica sui social il primo video da Budapest, dove si trova ai domiciliari per l'aggressione a un gruppo di estremisti di destra

Dagli arresti domiciliari a Budapest, Ilaria Salis ha pubblicato su Instagram il suo primo videomessaggio, in cui ringraziato chi l’ha sostenuta finora, sicura che «la mia battaglia non è assolutamente finita». A tre giorni dal voto per le Europee, la candidata per Avs ormai fuori dal carcere dice che «il pozzo ha cambiato forma, ma io sono ancora lì dentro». E promette di battersi «per il diritto a un’istruzione di qualità, per cambiare radicalmente le condizioni materiali di vita, e per contrastare le destre radicali e le loro politiche discriminatorie».

Salis ha quindi mostrato il braccialetto elettronico, che deve indossare durante la detenzione ai domiciliari. «Io oggi purtroppo sono ancora qui in Ungheria. Sono agli arresti domiciliari, devo indossare questo braccialetto elettronico e il processo contro di me va avanti e rischio 24 anni di carcere per cui direi che la mia battaglia non è assolutamente finita, il pozzo ha cambiato forma ma io sono ancora lì dentro».

L’attivista 39enne ha poi spiegato che «in realtà io non sono una politica di professione, io ho sempre fatto politica in altri contesti, dal basso, io sono un’insegnante precaria, come tutti sapete sono un’antifascista e nell’ultimo anno e mezzo purtroppo questa vicenda dell’arresto ha sconvolto completamente la mia vita. E infatti è anche a partire da questo che ho deciso di candidarmi perché vorrei che tutte le persone che si trovano in Europa a sopportare situazioni di ingiustizia di questo tipo non siano lasciate da sole».

«Ho intenzione di battermi anche per il diritto a un’istruzione di qualità – ha aggiunto – per cambiare radicalmente le condizioni materiali di vita, e per contrastare le destre radicali e le loro politiche discriminatorie. E avendolo provato sulla mia pelle, vorrei che fosse la solidarietà e non la paura il faro che guida l’Europa. Spero di abbracciarvi il prima possibile in Italia».

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