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Cda Rai, i Cinque stelle e Avs parteciperanno al voto, il Pd potrebbe astenersi

25 Settembre 2024 - 15:18 Felice Florio
Domani le Camere eleggeranno quattro consiglieri. E per la nomina a presidente di Simona Agnes, a Forza Italia mancano due voti in Vigilanza

Si procederà al rinnovo del Cda Rai – scaduto ormai da tempo -, senza aspettare la riforma del servizio pubblico, pretesa dall’Europa affinché l’emittente recepisca il Media Freedom Act. Sull’Aventino, minacciato dalle opposizioni, è rimasto solo il Partito democratico, mentre Movimento 5 stelle e Alleanza verdi sinistra hanno annunciato la partecipazione al voto di domani, 26 settembre. Le Camere dovranno eleggere quattro membri del Consiglio di amministrazione. Poi, la partita si sposterà in commissione di Vigilanza – la presidente è Barbara Floridia – dove serviranno le preferenze di due terzi dei componenti per scegliere il presidente. A Forza Italia, che sembrava in vantaggio nella partita per porre al vertice Simona Agnes, mancherebbero almeno due voti.

La discussione in commissione di Vigilanza

Clima teso nella riunione che si è tenuta nella mattinata di oggi – 25 settembre -, in commissione di Vigilanza. Il Pd chiedeva di posticipare il rinnovo del Cda: aspettare l’approvazione della riforma del servizio pubblico, poi permettere all’organo di insediarsi con le nuove regole. Su questa linea si è posizionata anche Maria Elena Boschi, componente della commissione in quota Italia Viva. E tra i membri della maggioranza c’è chi interpreta il suo intervento come una conferma della nuova strategia di Matteo Renzi: collocare Italia Viva nel campo del centrosinistra, in modo stabile.

La maggioranza tira dritto

Ad ogni modo, il centrodestra non si è flesso e ha insitito affinché il voto per i quattro membri di nomina parlamentare si celebri domani. «Poi, se la riforma includerà una norma transitoria che preveda il rinnovo del Cda dopo la sua approvazione, si procederà a cambiarlo», è la sintesi degli interventi della maggioranza, in commissione. «Il Cda è scaduto, la legge che lo regolamenta è in vigore, si proceda al rinnovo». Vogliono porsi in seguito il problema di ciò che succederà alla governance, dopo che il sistema sarà riformato. Oltre rimproverare agli esponenti del centrosinistra di lamentarsi di una legge – quella attualmente in vigore sulla Rai – che loro stessi hanno fatto.

Cosa succederà domani

A partire dalle 9.30, le Camere voteranno per eleggere i quattro membri a loro spettanti. Dopodiché, il Cda resterà in carica per tre anni, salvo disposizioni specifiche della riforma che provochino un reset del Consiglio di amministrazione. «Non c’è alcuna volontà di recepire l’European freedom act», ha lamentato Stefano Graziano, capogruppo Dem in Vigilanza. Il Pd scioglierà le riserve durante la giornata: secondo alcuni, dopo che M5s e Avs hanno abbandonato la linea aventiniana, anche i parlamentari di Elly Schlein potrebbero partecipare al voto. Che, verosimilmente, porterà la maggioranza ad eleggere tre membri del Cda, mentre uno andrebbe alle opposizioni. «Giuseppe Conte sta giocando una buona partita. Credo che il quarto membro sarà scelto da lui», afferma una fonte di maggioranza. I grillini, che vorrebbero intestarsi la riforma della Rai, punterebbero nel frattempo ad ampliare la sfera di influenza su Rai 3.

La riforma incardinata al Senato

Mentre la maggioranza esulta per essere riuscita a spaccare l’opposizione sulla partita del rinnovo del Cda, Maurizio Lupi, in commissione, prometteva che le proposte di riforma sarebbero state incardinate al Senato e che la maggioranza si sarebbe impegnata a farle procedere senza intoppi. Effettivamente, poco dopo la fine della riunione in Vigilanza, è arrivato l’annuncio ufficiale del presidente della commissione VIII a Palazzo Madama, il senatore di Forza Italia Claudio Fazzone: «Martedì prossimo, 1 ottobre, verranno incardinati tutti i disegni di legge che riguardano la riforma della Rai. L’obiettivo è quello di agevolare un corretto e proficuo confronto tra maggioranza e opposizione sulla riforma del servizio pubblico radiotelevisivo, nell’interesse del Paese e dei cittadini».

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