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Come sarà il taglio dell’Irpef da gennaio 2026: le buste paga, la flat tax, il fiscal drag

06 Ottobre 2025 - 05:39 Alessandro D’Amato
taglio irpef governo 2026 buste paga flat tax fiscal drag
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Toccherà dipendenti, pensionati e lavoratori autonomi. Per un risparmio massimo di 440 euro l'anno. Le ipotesi sulla sterilizzazione per i redditi più alti e il recupero dell'inflazione chiesto dai sindacati

Il governo Meloni vuole ridurre l’Irpef a partire da gennaio 2026. Un taglio che toccherà dipendenti, pensionati e lavoratori autonomi. E che punta ad abbassare l’aliquota del 35% al 33% nello scaglione tra 28 e 50 mila euro. Portando un alleggerimento di 440 euro anche per tutti i contribuenti più ricchi, sopra questa soglia. L’abbassamento sarebbe dal 35 al 33% per quasi dieci milioni di contribuenti. I quali incasserebbero un massimo di 36 euro.

440 euro l’anno di Irpef

Le tabelle dei Consulenti del Lavoro hanno messo in risalto che con l’ultima ipotesi lo sconto diventa di 440 euro dai 50 mila euro in poi per effetto del meccanismo fiscale a scaglioni che caratterizza l’imposta. Si starebbe allora ragionando sulla possibilità di compensare questo beneficio per chi ha redditi davvero alti e guadagna 150-200mila euro. Si tratta di guadagni che di certo non hanno bisogno dei 440 euro di alleggerimento annuo ipotizzati, un beneficio che a conti fatti vale poco più di 36 euro al mese. Il governo quindi studia studia come evitare che un beneficio fiscale, costoso per le casse dell’erario, arrivi anche a chi oggettivamente non ne ha bisogno.

I tagli

Secondo lo schema a cui sta lavorando l’esecutivo sia per dipendenti che per pensionati e autonomi i risparmi vedranno esclusi i contribuenti che dichiarano da 20 a 28 mila euro. Poi cominciano le riduzioni, che valgono la stessa cifra per le tre categorie:

  • chi guadagna 30 mila euro l’anno avrà una riduzione dell’Irpef pari a 40 euro;
  • chi guadagna 35 mila euro l’anno avrà una riduzione dell’Irpef pari a 140 euro;
  • chi guadagna 40 mila euro l’anno avrà una riduzione dell’Irpef pari a 240 euro;
  • chi guadagna 45 mila euro l’anno avrà una riduzione dell’Irpef pari a 340 euro;
  • chi guadagna 50 mila euro l’anno avrà una riduzione dell’Irpef pari a 440 euro;
  • chi guadagna 55 mila euro l’anno avrà una riduzione dell’Irpef pari a 940 euro;
  • chi guadagna 60 mila euro l’anno avrà una riduzione dell’Irpef pari a 1440 euro;

Da questa soglia in su le riduzioni sono identiche per tutte e tre le categorie.

I redditi più alti e l’Irpef

Due anni fa lo sgravio sui redditi più bassi venne sterilizzato con una franchigia sulle detrazioni fiscali per quelli oltre 50 mila euro. I contribuenti che dichiarano più di 50 mila euro l’anno sono 3 milioni e quelli che stanno oltre i 100 mila euro meno del 2% del totale. E quindi, spiega oggi il Corriere della Sera, escludere i redditi oltre questo livello ridurrebbe il costo dell’operazione di circa 200 milioni, ed avrebbe una valenza più simbolica che sostanziale. Si pensa all’introduzione di un tetto variabile in funzione dei figli a carico. Una specie di «quoziente familiare». Nel 2026, poi, i bonus edilizi dovrebbero scendere al 30%, per prime e seconde case. Ma lo stesso governo ha detto che sta valutando di prorogare il credito di imposta del 50% sui lavori nelle prime case e mantenere il 36% sulle seconde.

Tredicesime, pensioni, flat tax

Si parla di uno sgravio fiscale sulle tredicesime, anche per le pensioni. Forza Italia chiede la detassazione anche di straordinari e premi di produzione. La Lega invece vorrebbe estendere la flat tax del 15% sui redditi da lavoro autonomo dagli 85 mila attuali a 100 mila di reddito annuo. I sindacati chiedono invece la restituzione del fiscal drag. Ovvero l’aumento delle imposte che si subisce per colpa dell’inflazione. I redditi dei lavoratori crescono, anche attraverso i salari, quando i prezzi aumentano, ma le aliquote e gli scaglioni non sono indicizzati all’inflazione., E quindi restano fermi. Secondo l’Ufficio Parlamentare di Bilancio il recupero di imposte che lo Stato realizza attraverso questo meccanismo occulto, ma doloroso per i contribuenti, è pari a circa 3,3 miliardi di euro l’anno.

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