Ornella Muti e l’amore con Luca di Montezemolo: «Mi faceva ridere, ma poi scelse un’altra e la sposò»


“Questa non è Ornella Muti” è il titolo dell’autobiografia dell’attrice italiana in uscita per La Nave di Teseo. E lei oggi ne parla in un’intervista al Corriere della Sera. «All’anagrafe sono Francesca Rivelli, ma Francesca chi la conosce veramente? Chi la vuole conoscere? Colpa mia, anche: ho sempre avuto pudore a raccontarmi. Penso sempre di dire la cosa sbagliata. Ora, a 70 anni, scrivere è stata una psicanalisi, sono stata anche male. Ti guardi indietro e dici: ma dov’ero?». Ovvero: «Nel mondo delle fate, con tutta la sua bellezza, ma anche con tutto il suo dolore. Se non ci fosse il dolore, potrei camminare nelle strade della realtà. Ma io vorrei tutto rosa, tutto leggero».
Lo sgomento
Il libro inizia con lo «sgomento… Non ricordo un giorno in cui non l’abbia provato. Credo inizi a quattro anni, quando mamma mi porta in Svizzera dalla zia e mi lascia lì per un anno e mezzo, senza spiegarmi il motivo. Lì, parlavano solo tedesco e francese, non capivo una parola. E tornata a Roma, non conoscevo più l’italiano. Mi chiedevo: ma che succede? Non fu un abbandono, ma lo vissi come tale: avevo problemi ai polmoni, i medici mi avevano raccomandato aria di montagna, infatti, sono tornata bella sana e gonfia di formaggi svizzeri».
Il primo film
Questa sensazione la porta a preferire sempre di «sapere cosa devo fare, come lo devo fare. E mi sento sempre fuori posto. Nel cinema, sono stata sempre fuori posto. L’esordio fu per caso, a 14 anni. Mi vergognavo da morire, ma per La moglie più bella pagavano un milione di lire e papà era morto: in casa, avevamo bisogno. Vado e non avevo la più vaga idea di cosa fare. Nella prima scena, dovevo correre e urlare “non morire, non morire”. Corro, urlo e il regista, Damiano Damiani, piomba su di me e mi gira la testa con un ceffone. Così almeno avrei pianto. Io, per dispetto, non piansi. Andavo sul set terrorizzata, perché non sapevo mai quando arrivava lo schiaffone. Un’altra volta, mi ha scudisciato le gambe con un frustino. Il medico vide i lividi e mi mise a riposo per quindici giorni. Disse: questa bambina è traumatizzata. Alle lamentele di mamma, la produzione rispose: dovete ringraziare il cielo che la facciamo lavorare».
Il padre
Il padre è morto «all’improvviso. D’infarto. Ebbe un rantolo e morì davanti ai miei occhi. Avevo undici anni. Avrei preferito non essere lì. Papà era molto divertente, un vero napoletano. Particolare. Era un giornalista, poi gli avevano chiuso il giornale, aveva aperto uno studio medico senza essere medico, giocava d’azzardo. Lui e mamma erano l’estremo nord e l’estremo sud. Mamma era nata in Estonia, figlia del medico dello zar di Russia, profuga, era un’artista, poco adatta ad allevare i figli, curare una casa. Preferiva viaggiare. La mia famiglia era stata un caos e io sognavo una famiglia mia come un luogo di felicità assoluta».
Luca di Montezemolo
Il suo primo fidanzatino è stato Luca di Montezemolo. Lei lo racconta «perché è uscito sui giornali, non so chi l’ha detto. Qualcuno, non io». Ovvero la prima moglie Sandra Monteleoni, che rivelò di aver trovato una lettera di 40 anni prima: «Avevo 16 anni. Ho un ricordo di Luca meraviglioso, perché era pazzo, pazzo: correva in mezzo alla strada all’improvviso e mi urlava “Ti amo!”. Mi regalò una fedina. Era proprio divertente. A me piace molto ridere. Si vive una volta sola e stiamo sempre a piangere…». Però finì «perché non sapevo che aveva un’altra fidanzata. Più altolocata. Scelse lei, Sandra. Poi, la sposò».
Celentano
Su Adriano Celentano dice «che fossimo stati insieme l’ha detto lui, senza chiedermi il permesso. Una violenza. Io aggiungo che è stata una storia breve, ma d’amore. Non concepisco il sesso per il sesso. L’ho detto: ci casco sempre quando uno è divertente. E lui lo era, molto. Ho tradito mio marito, che era ai tempi Federico Facchinetti, una cosa orribile. Forse, ho tradito perché ero stata tradita, ma a volte, è una scusa che uno si dà. E poi con Adriano è finita. Io ci sarei anche rimasta. Ma è andata così ed è stato meglio».
Il mancato aborto
Poi racconta di quando nel 1974 non volle abortire. «Non voglio neanche darmi troppi meriti. Tutti mi dicevano che avrei perso il film con Mario Monicelli, che la mia carriera sarebbe finita, ma io queste cose non le ho proprio calcolate. Forse, per il mio trauma, ho sempre privilegiato affetti, famiglia. E poi Naike mi ha tenuta in una carreggiata diritta: erano gli Anni ’70, ero piccola, innocente, con tutti i miei problemi, bella, ero un bocconcino come tante ragazze in un mondo di lupi, di droghe: è ovvio che ero in pericolo. Avevo provato l’Lsd, un’amica l’ha preso e si è buttata dalla finestra. Ma avendo Naike, non potevo bere, drogarmi, perdermi».
Il cinema oggi
Il cinema oggi lo ama ancora: «Ho appena girato Il filo rosso di Alessandro Bencivenga, in cui interpreto Ida Dalser, la prima moglie di Mussolini, rinchiusa in manicomio. E nel film di Bertrand Mandico, Roma Elastica, faccio un personaggio per me orrendo: una presentatrice esaltata che flirta con la macchina da presa, parla al suo pubblico… Mi sono divertita tanto. Poi devo fare due piccoli ruoli in film tedeschi e russi. Faccio quello che c’è e che mi diverte. I ruoli per donne della mia età sono pochi, ma non importa. Ho fatto tanto. Le cose cambiano e va bene così». Infine, la religione: «Il buddismo è stato un percorso molto bello. Ma poi ho iniziato a pregare Dio e la mia vita è cambiata. Nel buddismo, devi esprimere tre desideri, a breve, medio e lungo termine, e a me non si è realizzato niente. Invece, pregando Dio, dopo una settimana, le cose si sono sciolte. Mi sento più al sicuro sapendo che c’è Dio sopra di me».